La parola alla nostra lettrice Martina!
Su alcune riviste specialistiche mi è capitato di imbattermi in articoli sul Pony Games poco lusinghieri o persino denigratori, definendolo un passatempo non riescono a parlarne come una disciplina) inutile e/o dannoso alla formazione di cavalli e cavalieri.
Mi sembra giusto precisare che ho sedici anni e monto a cavallo da quando ne ho cinque, e in tutti questi anni ho praticato il Pony Games, arrivando a partecipare ai campionati europei della categoria Junior, di conseguenza leggendo articoli del genere citato sopra non potevo non sentirmi colpita personalmente.
In primo luogo rispondo a tutti gli illustri "colleghi" che vedono questa disciplina come un maltrattamento verso l'animale semplicemente citando testualmente una parte del regolamento nazionale pony (ebbene si, c'è anche un regolamento) che dice:
"Come in ogni attività equestre, il rapporto pony/cavaliere è molto importante nei Pony Games. E' dunque essenziale che fra i due non esista contrasto, ma una ricerca di comprensione reciproca. Ogni violenza verbale o fisica è dunque esclusa. Speroni e frustino sono vietati."
Questa assenza di mezzi di coercizione impone un modo di procedere basato sulla complicità e la fiducia.
Così solo con un giusto equilibrio fra il pony e il cavaliere si può ottenere un buon risultato:
– non è l'animale che deve fare da solo lo sforzo
– un contatto deve stabilirsi naturalmente fra il cavaliere e l'animale per un rapporto dolce e fluido
– è compito del cavaliere rassicurare il pony che ha bisogno di avere fiducia
– la disponibilità e la maneggevolezza del pony dipendono dalla qualità del rapporto cavaliere/animale e dalla spigliatezza del cavaliere nella combinazione della velocità e della destrezza."
Non c'è al mondo una cosa che ami di più del cavallo, e posso dire con assoluta certezza di non aver mai recato volontariamente danno a questo splendido animale, e sono anche certa che il mio bacino ruotato indietro o le mie salite al volo provocano meno fastidio e dolore del classico bambino con il pony/cavallo dal prezzo esorbitante mandato a saltare il metro e dieci in concorso con gli speroni infilati nel costato e un centauro (o peggio) che fa vedere le stelle al povero quadrupede.
Inoltre, come ulteriore conferma, è giusto dire che mi sono sempre avvicinata alle "vere discipline" senza il passaggio obbligatorio per quelle inutili categorie come la 40 o la 60, passando direttamente a fare, e a vincere un equitation da 100, senza alcun patema psicologico. Infatti il gioco ti da una sicurezza e soprattutto una percezione fisica e mentale del cavallo che crea il binomio immediatamente, nonostante come spesso capita durante le competizioni, bambini e ragazzi si debbano scambiare di pony più volte.
E se è vero che ci sono lati negativi come un assetto non perfetto o un’eccessiva vivacità poco consona al tenore di questo nobile sport, nessuno sembra guardare i lati positivi come: la gestione in sicurezza della velocità, la percezione a terra e in sella del cavallo, il coraggio dei cavalieri, l'equilibrio e la solidità in sella… cose che se non mi sbaglio sono tutte richieste a un cavaliere.
Concludo questo intervento informandovi che sono passata ai cavalli, e ora vado a montare da un grande cavaliere (senza fare nomi, anche lui contario al "barbaro" passatempo), e adoro la mia nuova cavalla che ho provato in campagna al cef sul giro della 4 (chiedendo perdono ai grandi tecnici, non ho mai fatto una gara di completo).
Martina Valilà
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