Certamente i maniscalchi lo sanno bene ma forse non tutti sanno chi era sant’Eligio e perché lo possiamo considerare il patrono dei maniscalchi.
Sant'Eligio, è riconosciuto dalla chiesa come il patrono dei fabbri, dei gioiellieri e dei garagisti, oggi, rientrando la categoria dei maniscalchi tra quella dei fabbri, possiamo considerare Sant'Eligio il patrono dei Maniscalchi e il Portale, a cui sta particolarmnte a cuore la mascalcia non può che augurar a tutti loro Buon Sant'Eligio.
Il nome Eligio, significa eletto, guida, il suo emblema è il Bastone pastorale, la sua professione era l'orafo e navigando qua e la alla ricerca di info sul Santo abbiamo trovato un po' della sua storia.
Figlio di Eucherio e Terrigia, Nacque a Chaptelat (presso Limoges in Francia) intorno al 590. Di umili natali, apprese l'arte dell'oreficeria a Limoges presso il monetiere Abbone.
Muore nel 660 e dopo la sua morte tanti lo vollero come patrono, non solo gli orafi, ma in pratica tutti gli artigiani dei metalli, e poi i carrettieri, i netturbini, i mercanti di cavalli, i maniscalchi, (gli vengono anche attribuiti diversi miracoli di guarigioni su dei cavalli come si vede nel dipinto di Gaetano Gandolfi XVIII sec., esposto al Museo del Louvre) e ai tempi nostri anche i garagisti. In alcune località francesi si dà la benedizione ai cavalli nel giorno della sua festa.
Secondo la tradizione, Clotario II gli avrebbe commissionato un trono consegnandogli l'oro necessario per l'opera ed Eligio ne avrebbe realizzati due: fortemente impressionato dalla sua perizia e dalla sua onestà, il Re lo nominò orafo di corte e maestro della zecca.
Continuò a farsi promotore dell'arte orafa. La leggenda gli attribuisce numerose opere (oggi in gran parte perdute): i vasi sacri e altri arredi per le chiese parigine di Notre Dame e Saint Denis, di Saint Loup a Noyon, di San Martino a Limoges e per l'abbazia di Chelles.
Sotto il successore di Clotario, Dagoberto I (629 – 639), ricoprì la carica di tesoriere: fu anche incaricato di alcune delicate missioni diplomatiche (ristabilì la pace tra i Franchi e i Bretoni convincendo il re Giudicaele a dichiararsi suddito di Dagoberto). Alla corte franca ebbe modo di conoscere numerosi personaggi destinati ad essere proclamati santi, come Sulpizio, Desiderio e Audoeno.
Si dedicò incessantemente ad opere di carità in favore dei poveri e dei malati e finanziando il riscatto dei prigionieri: finanziò la costruzione di numerose chiese e nel 632 fondò un monastero a Solignac, a capo del quale pose l'abate Remaclo.
Dopo la morte di Dagoberto I, fu eletto vescovo della diocesi di Tournai e Noyon nel 640 e venne consacrato il 13 maggio 641: si dedicò alla conversione dei pagani ancora presenti nella sua vasta diocesi (soprattutto nella parte settentrionale); promosse il culto dei santi di cui rinvenì alcuni corpi (San Quintino, San Luciano di Beauvais) e di cui avrebbe realizzato anche i rispettivi reliquiari.
Una leggenda racconta che gli si presentò il diavolo vestito da donna: e lui, Eligio, rapido lo agguantò per il naso con le tenaglie. Questa colorita leggenda è raffigurata in due cattedrali francesi (Angers e Le Mans) e nel duomo di Milano, con la vetrata di Niccolò da Varallo, dono degli orefici milanesi nel Quattrocento.
Fonti e per saperne di più:
http://www.santiebeati.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Eligio_di_Noyon
santiebeati – wikipedia
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