Torino trotto non accetta la proposta del Governo dell'ippica, formulata in queste ore dal Segretario Generale dell'A.S.S.I. Francesco Ruffo della Scaletta e sospende ogni attività dal primo gennaio 2012. Sospendere non significa chiudere, liquidare la Società di Corse, ma significa in senso molto pratico ribellione e disubbidienza verso una inquietante proposta di operosità che l'amministratore delegato Guido Melzi d'Eril considera "fallimentare e inaccettabile". E dunque stop alle corse.
Posizione che lo stesso Melzi ha spiegato in modo dettagliato all'assemblea generale degli operatori dell'ippica torinese, nel contesto di una vigilia di Natale mai così amara: "La proposta avanzata da A.S.S.I. ex U.N.I.R.E è assurda, improponibile. Si parte infatti da una considerazione ridicola sul piano imprenditoriale: la riduzione cioè della retribuzione 2012 per la gestione dell'impianto del 50%, ciò che paralizza ogni ulteriore ragionamento.
Impoverimento che si estende a tutta la filiera dei ricavi per via della decurtazione del 40% del monte premi: un cavallo che nel 2011 ha portato a casa 15.000 euro, sulla base di queste decisioni scenderebbe a 9.000, coinvolti ovviamente i guadagni dei guidatori che operano a percentuale sui ricavi del traguardo. E di conseguenza anche lo sbilancio tra ricavi e spese di scuderia ecc."
Melzi, presidente Federippodromi, parla per sé ma pure a nome di tutta (o quasi tutta) l'ippica, specificando: "Ci sarà pure qualche burlone sul territorio che deciderà di accettare queste condizioni capestro, ma chi ragiona in modo coerente, guardandosi allo specchio e leggendo i libri contabili, non può che dire, beh, passo la mano.
Del resto muoversi timidamente in simile stato di gravissima indigenza significherebbe ritardare soltanto di qualche mese la fine di questa storia, sempre più penalizzante, ed allora meglio inchiodare la macchina, adesso, perchè non c'è futuro. Soprattutto, non è questo il futuro"
Ed in effetti il quadro generale è gravissimo: Capannelle: è di queste ore la firma del concordato per l'assorbimento di spesse passività del passato, ma come potrà riprendere l'attività Capannelle nel momento in cui si troverà a ripartire con il 50% dei sostegni governativi? E Firenze, dove l'impianto è sempre più abbandonato a se stesso e dove non c'è manco più un ristorante o un bar operativi? E, e ed e?
Melzi, dunque contro Ruffo, apertamente, ma soprattutto contro un ragionamento assistenzialistico che non fa più parte di questo mondo. Anche qui, legittimo riflesso di un momento di restyling dell'intero Paese, è giunta l'ora della verità:
"L'ippica ha bisogno di essere rifondata, rigenerata e ricondotta alla logica del proprio dna, il valore del cavallo, la cura dei propri interessi e degli interessi del pubblico. Occorre un progetto di impresa, un piano di lavoro rifondatore : non è accettabile, in questo quadro generale dove il segno meno è servito in modo sempre più ossessivo, che possano e debbano operare più di 40 ippodromi. Tesi che per quanto mi è dato di capire, sostiene anche il ministro delle politiche agricole Catania, con il quale spero di potermi confrontare nei prossimi giorni"
Stop, d'accordo: in attesa di che?
"Il nostro obiettivo di operatori professionisti dell'ippica non è sicuramente quello di dismettere gli ippodromi, ma di renderli sempre più appaganti, a patto però che possano esistere dei tracciati che legittimano l'impegno. Sotto questo profilo deve esistere una precondizione fondamentale nel futuro dell'ippica: la rivisitazione delle scelte tecniche dell'AAMS a proposito dei prelievi delle puntate ippiche, iperpenalizzate in rapporto a tutti gli altri giochi di vario tipo che hanno progressivamente conquistato il territorio.
Una scommessa più appagante sul piano della remunerazione può essere considerata in un primo segnale di rispetto, che ogni consiglio di amministrazione avrà facoltà di analizzare, tramutandolo in una potenziale energia strategica. A ciò si deve aggiungere il volto nuovo che l'ippica deve darsi: e Torino sotto questo profilo ha la coscienza a posto.
Ma tutti i partecipanti a questa difficilissima storia devono mettere mano al senso della promessa, prodigandosi per un impegno migliore, che si traduce di fatto in un obiettivo: investire per un'ippica che sia diversa da quella attuale".
Si attende dunque che AMMS, sin qui insensibile ai messaggi di aiuto che da mesi e mesi le vengono lanciati, decida di dire la sua, soprattutto decida di agire. Anche per lei è giunto il momento della verità
Nell'attesa, ripetiamo, tanta ippica si fermerà: "Potrebbe correre San Siro – conclude Melzi –per via delle 600 agenzie del gruppo SNAI, forse Siracusa, forse Taranto: Ma non c'è bisogno della maggioranza assoluta per capire che è giunto il momento di voltare pagina".
Torino a gennaio senza ippica: le categorie manderanno messaggi a Regione, Provincia e Comune di Vinovo nell'attesa che qualcuno corra per davvero per farli vincere.
Mario Bruno
Ufficio Stampa Ippodromo Vinovo
www.ippodromovinovo.it
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