L’orso bruno marsicano, Ursus arctos marsicanus, è un mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidi. Purtroppo ad oggi si contano solamente 30-40 esemplari.
Si dice estinzione la scomparsa di una determinata specie di organismi viventi.
Le cause principali di una estinzione possono essere diverse: un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, tanto che gli esemplari non riescono ad adattarsi; la comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice. I campanelli d'allarme che segnalano il rischio di estinzione di una specie sono due: la diminuzione dello spazio vitale, cioè dei territori e habitat che questa specie occupa, e la diminuzione del numero di esemplari della specie stessa.
Le specie considerate più "fragili" sono quelle più specializzate e che occupano particolari e ristrette nicchie ecologiche, per esempio perché si cibano esclusivamente di un particolare cibo, come il panda, o perché vivono solo su certe particolari isole, come le tartarughe giganti delle isole Galapagos. All'altro estremo, specie onnivore estremamente diffuse e adattabili, come i topi, le mosche, gli scarafaggi e l'uomo, non corrono rischi di estinguersi a meno di eventi straordinari su scala planetaria.
Proprio l’uomo oggi si può considerare una delle più grandi minacce per la maggior parte degli animali considerati a rischio di estinzione.
Tuttavia, negli ultimi anni grazie anche alle attività di molte associazioni animaliste attive a livello mondiale nella tutela del pianeta e degli animali, la presa di coscienza dell'uomo nei confronti dell'ambiente che lo circonda ha fatto sì che si cominciasse a cercare di porre rimedio agli errori del passato: da ciò sono nati progetti per ricreare animali come l'uro con incroci e selezioni genetiche, come avvenne nel secolo scorso con il quagga e con il tarpan. In più nel 2010 è stata pubblicata la resurrection list (in inglese la lista della resurrezione) con una top 10 in cui dieci animali estinti sono quelli con le maggiori probabilità di essere clonati con successo.
Fonti WWF sostengono che attualmente nessuno conosce il numero esatto di specie che si estinguono ogni anno, ma si sa che oggi minacciato il 23% dei mammiferi e i 12% degli uccelli. Ogni zona del mondo subisce i danni derivati dalle attività umane.
Proprio per sensibilizzare tutti i nostri lettori (oltre 70.000 ogni mese) abbiamo deciso di pubblicare sul Portale una razza di un nostro amico animale a rischio di estinzione con cadenza settimanale e gli indirizzi delle associazioni che più sono attive per la salvaguardia del pianeta e degli animali come il wwf.it.
Oggi parliamo dell'orso messicano. L'orso bruno marsicano, Ursus arctos marsicanus, è un mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidi: in particolare, si tratta di una sottospecie dell'orso bruno (Ursus arctos) endemica dell'Italia centro-meridionale.
Presenta corporatura abbastanza tozza e tarchiata, anche se più slanciata rispetto a quella di altre sottospecie di orso bruno di maggiori dimensioni. La testa è grande e tondeggiante, con muso cilindrico e piuttosto schiacciato dotato di un grosso tartufo nerastro. Il pelo è bruno-fulvo uniforme su tutto il corpo, con tendenza all'inscurimento sulla parte distale degli arti, i quali sono grossi e forti. Gli occhi sono piccoli e di color nocciola, mentre le orecchie sono anch'esse piccole e di forma arrotondata, poste leggermente ai lati del cranio. La coda è ridotta a un moncherino di meno di 10 cm.
In media gli esemplari maschi pesano fra i 100 e i 150 kg e raggiungono in posizione eretta un'altezza di 1,50 – 1,80 metri, mentre le femmine sono solitamente del 25% più piccole sia in termini di dimensioni che di peso. Queste misure rendono l'orso bruno marsicano uno dei mammiferi carnivori più grandi d'Italia, sicuramente il più grande della parte centro-meridionale del Paese.
L'habitat dell'orso bruno marsicano è teoricamente abbastanza variabile: si adatta infatti a una varietà di ambienti diversi, sebbene legati alle immediate vicinanze di una copertura boschiva. A causa della presenza umana, tuttavia, questi animali si sono rifugiati in aree via via sempre più impervie e con elevata copertura boschiva. Pare che durante l'estate si spostino verso aree a quota maggiore con copertura prativa e cespugliosa, mentre durante l'inverno prediligano aree rocciose, possibilmente lontane da qualsiasi tipo di attività umana.
Si tratta di animali estremamente schivi e dalle abitudini quasi del tutto (probabilmente addirittura totalmente) notturne. I vari esemplari sono solitari e piuttosto territoriali: ciascun orso delimita un proprio territorio che si estende dai 10 ai 200 km², a seconda della disponibilità di cibo al suo interno. Spesso gli orsi marsicani (in particolare i maschi) compiono spostamenti anche di grossa entità (spesso nella stagione riproduttiva), che li portano in alcuni casi ad attraversare zone abitate e ad entrare involontariamente in conflitto con la popolazione locale, portando scompiglio nella comunità.
Durante l'inverno, questi animali si scavano una tana più o meno profonda oppure occupano delle cavità nella roccia nelle quali vanno in letargo per un periodo più o meno lungo a seconda delle condizioni climatiche: a tale scopo, fra l'estate e l'autunno si nutrono abbondantemente, immagazzinando grossi cuscinetti adiposi che sfrutteranno per sopravvivere durante il periodo di inattività.
La loro dieta è composta per oltre il 90% di vegetali: si nutrono infatti di radici, tuberi, frutta, bacche ed altro materiale vegetale.
La credenza popolare, che vuole l'orso come uno spietato uccisore di capi di bestiame, oltre che dei cani da guardia e dei pastori, risulta fondamentalmente errata e legata ad episodi sporadici, in quanto alla presenza dell'uomo questi animali preferiscono fuggire. Tuttavia, tale credenza ha giustificato la persecuzione perpetratasi nei secoli di questi animali, che ancora al giorno d'oggi vengono sporadicamente uccisi per avvelenamento ed a causa delle trappole poste dai bracconieri.
Fino a pochi secoli fa era lui, l'orso marsicano, il re della foresta. Attualmente la specie, un tempo diffusa in tutta la zona ad est degli Appennini dalle Marche alla Puglia, è confinata in una ristretta porzione degli Appennini centrali, con particolare riferimento all'area del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Nel 1969, anno in cui Franco Tassi divenne direttore del predetto parco nazionale, sopravvivevano una sessantina di orsi marsicani; nel 2008, secondo le stime fornite dall'Ente autonomo Parco nazionale d'Abruzzo, nel territorio ne vivrebbero un numero ricompreso tra i 40 e i 50 esemplari.
Oggi ne è rimasta una popolazione molto piccola, di circa 30-40 esemplari. Insomma, la situazione del mammifero è molto critica e desta preoccupazione.
Le Associazioni di riferimento:
– www.lav.it
– www.enpa.it
– www.abolizionecaccia.it
– www.oipaitalia.org
– www.greenpeace.org
– www.wwf.it
www.wwf.it
wikipedia.it
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