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Gianluca Laliscia: "A Tryon la pagina più brutta della storia dell’endurance"

Forti critiche rivolte all’organizzazione dei FEI World Equestrian Games 2018 per aver annullato la competizione del 12 settembre 2018

"La data del 12 settembre 2018 è destinata a essere ricordata come il punto più basso che la nostra disciplina abbia mai vissuto”. Queste le parole, direttamente da Tryon (dove sono in corso i WG 2018) di Gianluca Laliscia, CEO & Chairman di sistemaeventi.it, da 20 anni impegnato in grandi eventi di endurance e prossimo organizzatore del FEI World Endurance Championship for Junior & Young Riders 2019, del FEI World Endurance Championship for Young Horses 2019 e del Longines FEI World Endurance Championship 2020.
 
“Più che le condizioni climatiche – ha aggiunto Laliscia – una serie di errori, sottovalutazioni e incapacità umane, hanno contribuito al totale insuccesso della sfida mondiale di endurance, fino al suo annullamento. Alla luce di quanto è successo penso che sia opportuna una profonda riflessione da parte di tutti, a partire dalla FEI per finire con le singole Federazioni. Condannare l'endurance a questo genere di sentenze è inammissibile". 
 
Facciamo un passo indietro, ripercorrendo gli eventi che hanno condotto all’esito di Tryon, a partire dai numerosi campanelli di allarme suonati già in occasione del Trial Ride Test Event dello scorso aprile: meteo, temperature, umidità e altimetria del percorso. "C'era tutto il tempo per adottare contromisure – ha sentenziato Laliscia – ma nessuno ha voluto farlo". 
 
Il resto è storia recente: a quattro giorni dalla gara, con tutti i protagonisti dell'evento già arrivati a Tryon, l'area destinata all'endurance era un cantiere appena avviato, con il cancello veterinario confinato ai margini degli spazi dei World Equestrian Games. "Una constatazione amara – ha commentato Gianluca – di quanto e come l'endurance venga considerato in questo evento che viene invece spacciato per le Olimpiadi degli sport equestri. Negli ultimi giorni i lavori sono stati per forza di cose accelerati, ma anche in questo caso l'approssimazione e l'improvvisazione l'hanno fatta da padrone: ben al di sotto dei livelli minimi di qualità il fondo del cancello veterinario, illuminazione degli spazi assente, tensostrutture carenti, l'approvvigionamento di acqua tardivo e regimentazione delle acque piovane inesistente, ma l'elenco delle mancanze potrebbe continuare all'infinito". 
 
I cavalli avrebbero dovuto affrontare una durissima gara di 160 chilometri. L'inizio, incredibile, è stato una doppia partenza, data in due punti diversi a due gruppi distinti, indirizzati a 6 chilometri di distanza l'uno dall'altro per colpevole mancanza di comunicazione fra Comitato organizzatore e Ground Jury. 
 
Secondo step: prima la neutralizzazione al termine della prima fase e la decisione di far ripartire la gara – accorciata nel frattempo a 120 chilometri – 45 minuti dopo l'arrivo dell'ultimo cavallo nonostante il documento ufficiale proposto dalla Federazione spagnola e firmato da 17 Federazioni (non la FISE, i cui dirigenti presenti hanno motivato la decisione di non firmare per l'annullamento dicendo che "l'Italia non si mette contro la FEI") in cui si chiedeva la cancellazione della prova per prevista carenza di luce solare e delle condizioni minime indispensabili a garantire la sicurezza di cavalli e cavalieri; poi, ben 7 ore più tardi, la decisione della FEI di annullare la gara dopo aver creato le condizioni affinché la clinica veterinaria fosse piena e sottoposto cavalli e cavalieri a un sacrificio immane, che poteva essere sicuramente e indubbiamente evitato se solo si fossero usati buon senso e professionalità al posto dell'arroganza e dell'impreparazione. "Il bilancio di questa giornata purtroppo indimenticabile – aggiunge Laliscia – è disastroso e induce tutti coloro che hanno a cuore veramente il futuro dell'endurance a una seria riflessione per capire fino in fondo su quali interlocutori poter contare. La sensazione, però, è che tutto ciò che di buono e positivo fatto finora vada ascritto esclusivamente alle capacità, all'impegno e alla professionalità di alcuni, Comitati organizzatori, che nulla hanno a che vedere con chi ha voluto scrivere ai Weg di Tryon la pagina più brutta della storia dell'endurance". 

Daniela Cursi


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