Pet Therapy riconosciuta dal CNB
ANMVI: l'animale terapeuta è un valore per la società
L'annunciato sì alla pet therapy da parte del Comitato Nazionale di Bioetica della Presidenza del Consiglio " è un segnale importante per il riconoscimento dell'animale come soggetto terapeuta". Il Presidente dell'ANMVI, Carlo Scotti, ha espresso soddisfazione per la messa all'ordine del giorno dei lavori del CNB di un "tema socialmente rilevante come la possibilità di curarsi con l'aiuto di un animale da compagnia".
In questo senso, l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani non può che plaudire ad ogni passo verso il riconoscimento formale delle terapie assistite dagli animali. "La cosiddetta pet therapy – ha detto Scotti- testimonia che il rapporto dell'uomo con l'animale è una risorsa per la nostra società. Come medici veterinari non possiamo che auspicare che l'argomento sia mantenuto su un piano tecnico, vale a dire sanitario e scientifico al di là della facile suggestione che può comprensibilmente evocare. Questo significa non perdere mai di vista la salute, la tutela e il benessere dell'animale terapeuta, a cui viene affidato il compito di rapportarsi con pazienti e situazioni cliniche che possono esporre l'animale a delicate interazioni ed equilibri comportamentali. Il ruolo del veterinario è quindi fondamentale e imprescindibile".
L'ANMVI si augura che il parere del CNB possa stimolare il Legislatore affinchè giunga presto a regolamentare la pet therapy portando a termine l'esame di una serie di proposte di legge già unificate in un testo base e di cui è relatore il parlamentare veterinario On Gianni Mancuso.
Il "petfood" non è un bene di lusso: Amnvi, Enpa e Lav chiedono al Governo la riduzione dell’Iva sugli alimenti per animali domestici
L'attuale aliquota Iva sugli alimenti per animali da compagnia è fissata al 20%, come se la corretta alimentazione del proprio animale fosse un lusso e non una necessità. Chiediamo che con la Finanziaria 2006 sia decurtata al 10%, anche come misura preventiva degli abbandoni
Prendersi cura di un animale garantendogli una corretta alimentazione è considerato, dallo Stato italiano, alla stregua di possedere un bene di lusso. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che il petfood, prodotto che garantisce la corretta alimentazione degli animali da compagnia, sia soggetto a un'aliquota Iva altissima, il 20%, la stessa percentuale di un bene del tutto superfluo. Ma nutrire un animale domestico con alimenti studiati per soddisfare i bisogni nutrizionali della specie non è un optional: è anzi necessario per garantire all'animale stesso la sopravvivenza e il benessere.
Gli animali hanno dunque il diritto alla salute, ormai riconosciuto per legge, ma il loro "pet food" è considerato un bene di lusso e il costo di queste tasse inique pesa sulle famiglie, alimentando con il peso economico la già fin troppo diffusa cultura dell'abbandono. Ogni anno in Italia gli abbandoni sono sempre troppo numerosi, causando un degrado sociale, sanitario e ambientale che costa anche in termini economici alla pubblica amministrazione.
Anmvi, Enpa e Lav, da sempre impegnate nella cura e nella salvaguardia della salute e del benessere animale, denunciano gli effetti disastrosi che il costo economico per il mantenimento di un animale da compagnia implica, andando a incidere fortemente sulle statistiche degli abbandoni.
Le tre associazioni, per questi motivi, hanno chiesto formalmente al Governo la riduzione dell’Iva e il suo allineamento all’aliquota del 10% per ottenere una riduzione sul prezzo del "petfood". E' un obiettivo prioritario, non più rinviabile, che potrebbe essere importante nell'affrontare l'emergenza randagismo; se l'IVA scenderà al 10%, l’Italia potrà anche adeguarsi finalmente, seguendo l'esempio di altri Paesi Membri, alla normativa europea, che prevede l’applicazione di un’aliquota IVA ridotta per i prodotti destinati al consumo animale.
La prossima Legge Finanziaria 2006 è una buona occasione per compiere le scelte necessarie affinché gli alimenti per animali da compagnia diventino meno cari e siano quindi più accessibili a tutte le famiglie italiane che possiedono un animale.
WWF e ANMVI insieme per la sorveglianza delle malattie animali e la lotta al traffico illecito di specie esotiche e protette
Gestione della fauna selvatica, prevenzione e controllo delle malattie animali e lotta al commercio illegale di specie esotiche e protette: il WWF Italia e l'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) danno il proprio contributo con un progetto patrocinato dal Ministero della Salute e avvalorato da contributi scientifici ed istituzionali d'eccellenza.
I problemi emersi negli ultimi anni e la necessità di dettare opportune linee guida operative hanno spinto WWF e ANMVI a lavorare per realizzare quei Protocolli veterinari e tecnico-sanitari per la qualificazione sanitaria dei Centri di Recupero Animali Selvatici ed Esotici del WWF Italia (CRASE), circa 20 strutture presenti lungo tutta la Penisola per il ricovero e la detenzione temporanea di animali selvatici in difficoltà e per la gestione di esemplari esotici vittime del commercio illegale.
Il progetto – rientrante nell'intesa che ANMVI e WWF hanno siglato nel febbraio scorso a Roma, alla presenza del Sottosegretario alla Salute Cesare Cursi – é stato presentato sabato 1 ottobre 2005 a Castelleone (Cremona), presso il CRAS allestito all'interno del podere "Cascina Stella" dell'Amministrazione Provinciale di Cremona.
La situazione di emergenza sanitaria e le nuove emergenze di sanità pubblica e animale hanno reso indispensabile l'attuazione di piani di sorveglianza e di qualificazione sanitaria dei Centri, nonché l'innalzamento degli standard medico-veterinari e delle competenze degli operatori, spesso volontari, che si occupano ogni anno di esemplari selvatici (gheppi, civette, volpi, tassi, ricci, caprioli, ecc.) e di fauna esotica sequestrata dalle forze di polizia, con l'incessante impegno del Corpo Forestale dello Stato (piccole scimmie amazzoniche, numerose specie di pappagalli come le amazzoni di Cuba o le rare ara giacinto, i cacatua delle Molucche, ed inoltre camaleonti, iguane, orsetti lavatori, testuggini, felini, ecc.).
"All'importanza di prestare adeguate cure veterinarie ed assistenza a migliaia di mammiferi e uccelli, si aggiunge la necessità di adottare misure di prevenzione sanitaria" – ha detto Claudio Peccati, medico veterinario dell'ANMVI, esperto di clinica degli animali esotici – "i rischi sanitari collegati all'incremento delle zoonosi attestato in tutta Europa (dati dell'ISS), le implicazioni ambientali della temuta influenza aviaria, certamente da collegarsi alle migrazioni dei volatili, ci impongono il rispetto delle raccomandazioni dell'OMS che ha indicato nel controllo della sanità animale, una priorità per la tutela della salute pubblica. Per farlo, dobbiamo pensare prima di tutto ad una adeguata tutela del personale veterinario e degli operatori che lavorano nei centri del WWF, esponendosi in prima persona al rischio di zoonosi".
L'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani in collaborazione proprio con il WWF intende mettere questo patrimonio di esperienza a disposizione dell'istituendo Centro per la lotta e il controllo delle malattie animali, previsto dal Decreto Storace sull'influenza aviaria, "un segnale – conclude Peccati – di una nuova sensibilità delle nostre istituzioni che mette l'animale al centro delle attività di prevenzione sanitaria".
"Il Sistema dei Centri di recupero animali Selvatici ed Esotici creato e gestito dal WWF Italia in collaborazione con diverse Amministrazioni come il Ministero dell'Ambiente, rappresentano oggi una opportunità unica a livello nazionale. Veri e propri laboratori di ricerca e di monitoraggio ambientale, che possono offrire tutta la loro collaborazione all’analisi di cio’ che accadendo sul piano sanitario nel nostro paese" ha detto Massimiliano Rocco, Responsabile del Programma Specie e TRAFFIC del WWF Italia. “Si tratta di circa 20 ospedali per animali che dedicano tutte le loro risorse all’assistenza ed alla cura degli animali selvatici ed esotici, offrendo la massima collaborazione alle amministrazioni che vi si rivolgono ed alle quali il WWF chiede un maggiore impegno per meglio qualificare queste strutture, gli unici presidi territoriali esistenti per assistere la nostra fauna in difficoltà e per svolgere quella attività di monitoraggio sanitario altrimenti impossibile".
AMVI
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