Oggi sentiamo il parere del GEEM per i quali la ferratura è un male NON necessario…
Si è appena concluso al GEEM di Rocca de’ Baldi un corso di NON FERRATURA, o meglio di pareggio naturale del cavallo scalzo.
Questa tecnica si basa essenzialmente sull’osservazione scientifica della struttura e relativa conformazione delle unghie dei cavalli selvaggi che percorrono dai 25 ai 50 Km ogni giorno per procurarsi il cibo e l’acqua in condizioni di libertà su terreni di varia natura.
L’origine di questi studi nasce da due diverse filosofie frutto di approfondite ricerche universitarie: quella della veterinaria tedesca H. Strasser ed quella del maniscalco statunitense J. Jackson.
La storia ci insegna che la ferratura ebbe origini medioevali come strumento di guerra (i cavalli venivano addestrati a rampare e calciare) ed in seguito divenuta necessaria a causa delle condizioni di gestione alle quali venivano sottoposti i cavalli costretti a stabulazione fissa (poste ed in seguito box).
Prima dell’800-900 d.c. nessun esercito ebbe mai necessità di invenzione del ferro: nè Alessandro Magno, nè Greci, Romani, nè le orde di barbari o le cavallerie di Gengis Khan usarono mai applicazioni di quel genere pur percorrendo migliaia di chilometri con marce forzate di mesi. Ancora oggi in Mongolia le tribù nomadi vivono lavorando con i cavalli ignorando l’applicazione del ferro: certo i loro cavalli non vivono in un box!
Altrettanto interessante è notare come nessuna delle fonti veterinarie antiche (Columella, Pelagonio, Vegezio, ecc.), pur riportando tutte le patologie del cavallo che riscontriamo anche in epoca moderna, citi alcuna patologia dello zoccolo, che sono invece l’80% delle patologie del cavallo di oggi. Come mai? In molti avanzano ormai l’ipotesi che ciò fosse dovuto al fatto che non ferravano i cavalli.
Con una condizione di vita il più possibile vicina allo stato di libertà (un buon paddock), una coerente gestione alimentare ed un corretto pareggio dell’unghia è possibile fare a meno del ferro.
Il GEEM è al al terzo anno di utilizzo e di applicazione di questa filosofia e, con successo, gestiscono giornalmente i cavalli sferrati nel lavoro in piano, percorrono in stagione trekking di più giorni anche in alta montagna su terreni tutt’altro che morbidi senza problemi alcuno: non è un sogno, ma realtà.
Spesso durante i viaggi si aggregano singoli e/o gruppi di cavalieri che increduli osano dare sfogo alle loro domande solo al termine dei trekk, dopo avere toccato con mano che si può cavalcare senza ferro ritornado al "naturale".
Vi invitiamo a legggere gli altri interventi pro/contro la ferratura nell'archivio articoli.
Giovanni Origgi
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