I cavalli sono stati catturati perchè minacciavano i raccolti e creavano problemi al traffico.
L'on. Michela Vittoria Brambilla è andata personalmente a liberarli, insieme con le volontarie del Wild Horse Watching, dopo aver convinto il sindaco di Borzonasca, in porvincia di Genova, che era l'unica soluzione possibile. Ora una decina di cavalli selvaggi dell'Aveto, catturati due settimane fa perché "minacciavano i raccolti e creavano problemi al traffico", sono tornati nel loro ambiente naturale. "Vederli galoppare in alto, verso i loro pascoli, mi ha profondamente commosso", ha affermato l'ex ministro del Turismo al termine del suo "blitz" nell'entroterra genovese.
"Bene ha fatto il sindaco – sottolinea l'onorevole, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente – ad accettare la mia richiesta, mettendo fine ad una situazione intollerabile per gli animali e che oggettivamente costituiva reato. Ora la Regione faccia la sua parte: riconosca che i cavalli selvaggi dell'Aveto sono patrimonio della collettività e compia tutti i passi necessari per tutelarli, garantendo la libertà degli animali e dotando il Parco provinciale dei fondi sufficienti per realizzare recinzioni (anche elettrificate) e passaggi obbligati che – nella cattiva stagione, quando può porsi il problema – impediranno interferenze con le attività dell'uomo".
I cavalli dell'Aveto, una quarantina in tutto, per lo più di razza bardigiana, discendono da una mandria rimasta libera dopo la morte del proprietario, vivono nella valle da circa vent'anni ed hanno raggiunto un equilibrio perfetto con il loro habitat.
"Rappresentano una risorsa preziosa – ricorda Michela Brambilla – sia dal punto di vista scientifico che per il turismo della zona. L'Università di Genova li tiene sotto osservazione per studiare il comportamento dei cavalli rinselvatichiti e un'associazione convenzionata con gli enti locali, la Wild Horse Watching, accompagna i turisti sulle tracce di questi splendidi animali, ormai una vera e propria attrazione".
Dopo aver appreso dalla stampa della cattura dei cavalli, l'on. Brambilla ha ispezionato il recinto dov'erano stati rinchiusi, a Bevena, constatando che le condizioni della struttura erano del tutto incompatibili con il benessere degli animali: uno era addirittura disteso a terra, in evidente difficoltà. Ha quindi preso contatto con il sindaco, ricordandogli che il maltrattamento di animali è un reato, punito dal codice penale e convincendolo ad adottare l'unica soluzione ragionevole: "liberare degli animali che non sono proprietà né del primo cittadino né dell'Asl e che non possono essere deportati, come si pensava di fare". Ottenuta l'autorizzazione, accompagnata dalla polizia municipale e da due volontarie, l'ex ministro ha voluto aprire di persona il recinto e accompagnare gli animali verso la libertà.
Il problema della convivenza con gli agricoltori e gli allevatori della zona, conclude l'on. Brambilla, "innanzitutto va ricondotto alle giuste dimensioni (si tratta qualche decina di cavalli) e poi risolto non con rozza crudeltà, ma con il buon senso".
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