Ciò che 10 anni fa sembrava una chimera, ora sta diventando realtà.
Dopo la bomba d’acqua dell’OMS sulla carne, ci voleva una buona notizia – ha detto Fabiano Barbisan, Presidente di Unicarve e del Consorzio Italia Zootecnica – nel commentare l’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’approvazione del primo sistema di qualità nazionale zootecnia del “Vitellone ai cereali” e della “Scottona ai cereali”.
Ci abbiamo messo un po’ di tempo ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed ora, ciò che 10 anni fa sembrava una chimera, sta diventando realtà.
Purtroppo – sottolinea Barbisan – l’agricoltura ha tempi molto lunghi nel raggiungere obiettivi concreti, per la semplice ragione che è sempre costretta a mediare con decine di figure “rappresentative” ed il più delle volte, se ci si imbatte nelle persone sbagliate, con poca professionalità, si devono fare i salti mortali per far capire le idee per trasformarle in progetti e azioni a favore del settore.
Potrei scrivere un libro – aggiunge Barbisan – sugli ostacoli che abbiamo dovuto superare ma ora desidero solo “resettare la memoria” per guardare avanti ed ottenere l’applicazione definitiva del sistema di qualità nel giro di un mese.
Ritengo doveroso ringraziare i Dirigenti del Mipaaf, il Dr. Emilio Gatto, Direttore Generale delle politiche della qualità ed il Dr. Luca Bianchi, Capo Dipartimento del Ministero, per l’accelerata che hanno dato alla struttura, affinché il Sistema fosse approvato definitivamente – ha detto Barbisan – e sono felice che a breve vengano anche discussi i Disciplinari di produzione del “Fassone Piemontese” della “Carne di Bufalo Alta Qualità” del “Vitello al latte e cereali” del “Bovino podolico al pascolo” e “dell’Uovo sigillo di qualità”, perché più saranno i prodotti che entreranno a far parte del sistema di qualità è maggiore sarà la possibilità di utilizzare il marchio nazionale e comunicare ai consumatori le eccellenze delle nostre produzioni.
Questo per dire a chi ha cercato in tutti i modi di ostacolare questo nostro progetto, che non esiste “un’esclusiva” bensì c’è la possibilità di dare un marchio a quell’83% di produzioni zootecniche italiane, che non possono fregiarsi dei marchi Dop, Igp o Stg. Basta solo presentare dei disciplinari di produzione che esaltino la qualità di un prodotto.
Non è euforia il sottolineare ed enfatizzare l’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Sistema di qualità – aggiunge Barbisan – è dare evidenza alla possibilità di voltare pagina e passare dall’anonimato delle nostre produzioni ad un marchio da comunicare al consumatore per distinguerci dalle importazioni.
L’importante è fare squadra e uscire dall’ombra dei nostri campanili per fare sistema Paese.
C’è ora la necessità di individuare un marchio “ombrello” che il Ministero, come previsto dal Decreto, registrerà, da utilizzare sui prodotti i cui disciplinari saranno riconosciuti. Lancio una proposta – dice convinto Barbisan – perché scervellarsi a farne uno nuovo quando esiste già un marchio che sta ora muovendo i primi passi e dimostra di essere apprezzato?
Mi riferisco al marchio Qualità Verificata, già riconosciuto a livello europeo, testato in Veneto ed utilizzabile da tutti i produttori che usano i disciplinari riconosciuti. Perché non fare quadrato attorno a questo marchio, che è esso stesso un sistema di qualità riconosciuto dalla Commissione europea ed è utilizzabile da subito, non appena uscirà il Decreto Ministeriale di applicazione del sistema di qualità?
Proviamo a discuterne – conclude Barbisan – spogliandoci dal regionalismo, una volta tanto, per fare il bene dell’agricoltura italiana, con un sistema di qualità funzionante e riconosciuto dall’Europa?
Ad esempio, s’è fatto un gran parlare in questo ultimo periodo dell’ipotesi di infrazione per l’Italia, sul divieto di utilizzo del latte in polvere, per fare i formaggi e per l’inserimento dell’origine in etichetta: fossero stati attivati i disciplinari di produzione dei formaggi con latte proveniente dal sistema di qualità, si poteva (e si può anche adesso) inserire nei disciplinari il divieto dell’uso del latte in polvere e questo poteva essere un vincolo essenziale ed una informazione valorizzante da comunicare ai consumatori, unitamente alla possibilità, data dal sistema di qualità, soprattutto, di comunicare l’origine in modo inequivocabile.
Ma, al sistema di qualità possono accedere tutti i produttori europei, se lo rispettano, obiettano i “protezionisti”? E’ che problema c’è, visto che di latte e carne (e non solo) siamo importatori. Più gira il marchio del sistema di qualità e più conquistiamo quote di mercato e “l’arma segreta” per valorizzare le nostre produzioni, se veramente ci sarà qualcuno che utilizzerà dall’estero il marchio, sarà la comunicazione dell’origine del prodotto.
Spero che l’agricoltura, al pari dell’industria e delle multinazionali, impari ad utilizzare il marketing in modo corretto e non come un’armata Brancaleone, dove tutti sono professori e le poche risorse si disperdono in mille rivoli.
Se a tutto questo aggiungiamo che prossimamente apriranno i bandi della Misura 3 dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) per la certificazione, valorizzazione e promozione dei prodotti di qualità, il gioco è fatto!!
Consorzio Italia Zootecnica
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