Se ne è andato nella notte del 26 Dicembre, a casa sua, al termine di una malattia inesorabile che lo aveva colpito qualche tempo fa.
Se ne è andato “un uomo di cavalli con una grande passione per le carrozze”, una incomparabile icona dello sport degli attacchi, fin da quando questa disciplina è cominciata.
Spinto da una passione irrefrenabile, rimane nella nostra storia un esempio da seguire per continuare nella costruzione del futuro degli attacchi.
Proprio per questo ci sembra giusto riportare alcuni brani di un’intervista che ci ha concesso qualche anno fa, a casa sua, sfogliando i suoi album di foto. E’ impossibile qui utilizzare le espressioni, il lessico, il modo di raccontare di Francesco, che era unico e ci piaceva tanto ascoltare…ma chi lo ha conosciuto sentirà la sua voce risuonare fra le righe…
«Da piccolo a 7/8 anni andavo in giro col mio papà col “biroccì” a commerciare le mucche ai mercati, poi, più grande, ho cominciato ad andare in giro col cavallo a sella. Col tempo il lavoro delle mucche pian piano spariva e abbiamo spostato l’attività sui cavalli. Allora è iniziata questa passione: prima con i cavalli da sella, da giovane facevo le gare di corsa alla Poncha, corse di amatori… andavo lì “alla festa” a correre e mi divertivo. Intanto facevo l’agricoltore e commerciavo i cavalli, dopo ho cominciato con le carrozze a metà degli anni ‘70. La prima pariglia l’ho portata da Moyersoen, circa 35 anni fa, per cercare di imparare, di provare e di capire …ed è andata avanti dei mesi, ma io dovevo andare là ad attaccare, avevo bisogno di provare di più, allora ho riportato i cavalli a casa.»….
« Dopo un paio di anni con gli attacchi ho partecipato alla prima gara a Roma a Montelibretti …. usavo ancora una “ caretela de legn con el timun de scorta e i mozzi che i ven fora”. Con le carrozze di legno, bene o male, tutte le volte per la velocità ci si rompeva o il timone o la ruota nella gara di maratona e sentivi crack … era rotta! Solo più tardi cominciavamo a vedere all’estero le maratone in ferro. Pasotti ne aveva comprata una da portare al Marossi e poi ne abbiamo fatto fare 5 tutte uguali, il Marossi fu il primo a costruire carrozze di ferro in Italia nell’83.»…
«Mi ricordo una delle prime gare, a Riesenbeck, in Germania, e Marossi, che era lì, continuava a studiare tutte le carrozze di ferro per copiarle, ma poi non ha continuato più questa attività perché non c’era i mercato, i concorrenti erano troppo pochi. Ci aveva costruito anche dei Break piccoli per Dressage e poi via, via il mercato si è riempito di nuove marche di carrozze… la Kulne, poi le carrozze Polacche.»
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Gare importanti ne ho fatte tante: nella stagione c’erano sempre gli Internazionali in Francia, Belgio, Ungheria e anche Inghilterra… sono andato a gareggiare un po’ dappertutto col Pietro, che da quando ho cominciato è stato il mio groom. Per esempio, la Coppa del Danubio, che era come un mondiale, la facevo sempre…c’erano anche Cinquini, Carminati, Pasotti e Mascheroni in tante gare internazionali. Allora davvero eravamo una squadra: partivamo tutti insieme, era bello, un divertimento. »…
«Negli anni ‘70 e ‘80 facevo anche qualche sfilata, ma soprattutto le gare. e mi piaceva, un divertimento che era legato anche al mio lavoro con i cavalli. Avevo cominciato con il Centro Ippico, vicino alla mia casa a Sulbiate, poi nell’85 il maneggio e gli ampliamenti dell’attività quando il mercato del cavallo tirava di più». E le decine di foto diventano lo spunto per ricordare le vittorie all’estero: un internazionale in Ungheria nell’89, il 10° posto ai Mondiali, un Nazionale vinto in Francia ed un secondo posto a Windsor. …Son restà secund per una virgola! Mi ricordo che ho vinto nella gimkana a Warengem nel’95 e la storica trasferta a Gladstone negli Stati Uniti per il Campionato del Mondo di Pariglie. La più bella fu la Maratona in un Internazionale in Ungheria. »…
«Chi ha cominciato ad andare all’estero capisce che è indispensabile e anche bello, quando ho vinto la gimkana a Warengem, in Belgio… cosa è capitato!!! Mamma mia… un vero boato da stadio quando nel barrage “a manèta” una pallina è rimasta lì e non sembrava vero ….il cavallo aveva curvato e sollevato le 4 zampe! In Ungheria, poi, quando ho vinto la maratona, ne parlavano giornali e TV e in Francia, da esordiente sconosciuto, avevo vinto e tutti si chiedevano chi fossi. Ancora adesso se vado a vedere gare, tutti mi riconoscono e mi salutano, in Ungheria, in Olanda, in Belgio…certo anche perché il circuito delle carrozze è sempre quello e tutte le persone le ritrovi e ti riconoscono.»….
«Ho gareggiato con tutti i concorrenti più bravi come Brasseur, Ruschlin e gli Olandesi…era bello il rischio in gara e le soddisfazioni…uno si impegnava, si stava in giro e si faceva un circuito di gare. E poi anche i WEG nel ‘98 a Roma e le prime gare con il tiro a quattro. Sono uno di pariglie, ma durante i WEG ho imparato tanto anche per il tiro a 4 »…
«I cavalli me li addestravo io… i migliori? Una coppia di polacchi presi a 3 anni e attaccati da me. Mi ricordo che arrivò qui Dorino e mi disse che erano cavalli “da funerale”, ma già la prima volta avevo capito che erano buoni. Per allenarli a casa li attaccavo a un carro. Non li montavo, non c’era tempo. Qualche volta li montava mio figlio, ma troppo poco… certo con i cavalli giovani in gara si facevano anche delle brutte figure e, per vincere, bisognava lavorarli e lavorarli, ancora e ancora, e provare a far gare, anche se si sapeva già che i risultati non ci sarebbero stati. Io ho guidato sia cavalli Ungheresi, che Kladruber, o Gelder, ma il meglio sono stati i Polacchi. La mia gara preferita, quella dove ho sempre guadagnato tanti punti era la maratona.»…
«Nella mia vita con i cavalli ho fatto quelle quattro cose che avevo voglia di fare, le ho fatte e sono soddisfatto, ho conosciuto della gente che ho apprezzato tanto e non c’è niente che rimpiango.»
RINGRAZIAMENTI
"La moglie ed i figli di Francesco Mattavelli vogliono esprimere a tutti gli appassionati di attacchi la profonda gratitudine per l’affetto che hanno dimostrato a loro in questa circostanza.
Sappiamo quanto Francesco fosse stimato e ben voluto nel mondo dei cavalli (e non solo).
Lui aveva il dono di entrare in sintonia con i cavalli e ha saputo metterlo a disposizione di tutti coloro che condividevano la stessa passione. La straordinaria presenza ai suoi funerali e le innumerevoli manifestazioni di cordoglio che ha ricevuto Lo hanno sicuramente commosso e reso felice.
Tutto ciò ci onora e ci conforta nell’arduo compito di andare avanti senza di Lui."
Notiziario del Gruppo Italiano Attacchi
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