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SIRLAD SAURO VOLANTE Iniziamo con questo numero una panoramica sui grandi campioni del galoppo e del trotto italiani

Se Falbrav è stato il grande cavallo italiano che ha vinto tutto quello che c'era da vincere, bisogna tornare indietro di 27 anni per trovare un altro cavallo degno di stare al pari di questo baio allevato e di proprietà di Luciano Salice. Allora si trattava di un altro grande soggetto, anche per mole, che rispondeva al nome di Sirlad.
Invece che baio, questo era sauro, molto alto sulle gambe, nasceva da Bold Lad e Soragna, una delle ultime eccezionali fattrici della Razza Ticino, della indimenticata Bianca Verga. Una fattrice di pretta marca Ticino, in quanto nasceva a sua volta da Orvieto che aveva visto i natali su quei prati che una volta erano appartenuti a De Montel, grande proprietario e allevatore che dovette cedere gli effettivi di scuderia e allevamento nel "Ventennio" perché ebreo.
Sirlad divenne di proprietà della Razza La Tesa del bresciano Oddino Pietra, quando questi rilevò l'allevamento dalla signora Verga.

Sirlad è stato l'ultimo cavallo da corsa nato e allevato in Italia che ha corso con onore all'estero allenato da un trainer italiano. Il cavallo fin dall'inizio della sua carriera a due anni, venne affidato alle cure di quel grande uomo di cavalli che è stato Gaetano Benetti.
Figlio d'arte, in quanto papà Mario è stato uno degli ultimi grandi trainer italiani insieme a Vittorio Ugo Penco, l'artefice di Ribot, Antonio e Ubaldo Pandolfi, tanto per citare alcuni nomi dei maggiori allenatori di purosangue nazionali. Il cavallo era nato sui prati della Ticino, nel 1974.
A due anni era già un crak, con la vittoria a paletti del Criterium Nazionale sui 1200 metri della dirittura di San Siro e poche settimane dopo del Gran Criterium, i "millecinque" che consacrano il migliore tra i puledri dell'ultima leva. Nella prima delle due corse perse la sgabbiata perdendo circa una decina di lunghezze da un soggetto di qualità come Capo Bon.

Lo agguantò con una rimonta impressionante e lo battè sul palo. La carriera dei tre anni lo vide in primavera vincere subito l'Emanuele Filiberto, sempre a San Siro, sulla distanza dei 2000 metri della pista grande dell'ippodromo milanese. Nell'occasione lo sconfitto si chiamava Stateff, un soggetto che un paio d'anni dopo doveva dare al paga in un memorabile Gran Premio del Jockey Club a un secondo arrivato di Arc de Triomphe, l'australiano Balmerino. Il Derby italiano per questo grande sauro fu una vera e propria passeggiata, vi si impose per nove lunghezze da soggetto di classe superiore, al solito Capo Bon. Poi affrontò la prova del Gran Premio di Milano, vero banco di prova per qualsiasi cavallo dalle ambizioni classiche. Sulla terribile dirittura dell'ippodromo milanese, Sirlad montato da Tonino Di Nardo, suo fantino abituale, incontrò una di quelle femmine terribili che tra i purosangue fanno vedere i sorci verdi ai maschi: Infra Green.


La cavalla, di proprietà francese, diede battaglia al grande sauro per tutti gli ottocento metri della dirittura. Un testa a testa vibrante, appassionato, terribile, che vide l'italiano alla fine primeggiare. Ma a quale prezzo! Se la femmina da allora non fu più da corsa, il maschio fu costretto al ritiro prima delle King George, la massima prova del calendario inglese, per una schinella sullo stinco anteriore destro che ne comprometteva l'efficienza. Fu battuto in Italia una sola volta, nel Gran Premio di Milano dell'anno successivo, dopo aver corso con massimo onore in Francia. Poi venne venduto agli americani. Negli Stati Uniti furoreggiava un campione della tempra di Affirmed, vincitore della Triplice Corona. Il nostro pur se con giubba straniera arrivò a una testa dal campione americano. Era stato operato di corteggio. In razza non ha lasciato traccia, in quanto scomparso prematuramente. "E' stato il miglior cavallo che ho mai allenato – ci ha detto Gaetano Benetti, il trainer del cavallo -. Un soggetto di grande classe e di cuore che non si arrendeva mai".

Ufficio Stampa Cavallo&Natura


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