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L’omeopatia veterinaria compie 200 anni

Premessa
Se l'Omeopatia "classica" ha origini che si perdono nella notte dei tempi, quella "moderna" nasce 200 anni fa ad opera del medico tedesco Christian Samuel Hahnemann (1755-1843) con la pubblicazione, nel 1810, dell'Organon, il grande libro della Scuola Omeopatica in cui enunciò i principi della sua filosofia sulla salute, la malattia e la cura, nonché le direttive per la sua applicazione pratica, queste ultime furono ampliate, raccolte e successivamente pubblicate nella Materia Medica Omeopatica e nel Repertorio Omeopatico. Ma non è questa la sede per ripercorrere le tappe che portarono Hahnemann a formulare le sue teorie, i suoi principi e le regole dell'Omeopatia, ma anche i conflitti che continuamente dovette affrontare con la medicina ufficiale dell'epoca. Critiche ed attacchi che si sono perpetuati fino ai nostri giorni anche a firma di eminenti ricercatori e scienziati (Shang, Veronesi, Garattini, Levi di Montalcino, ecc.).
In ogni caso e nonostante gli attacchi e l'esplicita condanna della classe medica imperante, il "metodo omeopatico" di Hahnemann si diffuse ben presto in Europa e successivamente in Asia e nelle Americhe. In Italia fu introdotto dai medici al seguito delle truppe austriache chiamate, nel 1821, dal Re Ferdinando I. Fu il dott. Necker di Melnik che più degli altri contribuì alla diffusione dell'omeopatia in Italia.

Omeopatia veterinaria
Molti dei collabori e seguaci di Hahnemann svilupparono le sue idee ed allargarono i campi di specializzazione. Fra questi va citato il dott. Lux che agli inizi dell'ottocento aveva già usato l'Isoterapia, una branca dell'Omeopatia dove è il paziente stesso a fornire il "simile omeopatico" (sia questo muco, saliva, sangue, orina, feci, ecc., non più simile ma uguale) per curare il cimurro ed il carbonchio ematico. L'idea era che come il simile poteva curare il simile (Omeopatia), così avrebbe potuto fare l'uguale, in altre parole il materiale patologico della stessa malattia (Isopatia). I risultati furono spesso molto deludenti. Al contrario, la sua cura delle coliche e delle zoppie del cavallo effettuata, questa volta secondo il metodo omeopatico, con rimedi a base di oppio, aconito, noce vomica e canfora diede ottimi risultati dimostrando che era possibile applicare le stesse leggi e regole di Hahnemann, perché ritenute universali, agli animali. Da allora sia in Europa, sia in America, i seguaci dell'Omeopatia veterinaria continuarono a moltiplicarsi estendendo la sua applicazione a tutte le specie animali d'interesse zootecnico e non.
Dopo circa un secolo (dal 1830-1840 al 1932-1938) di grand'espansione l'Omeopatia veterinaria ebbe un rapido decremento con l'immissione sul mercato dei sulfamidici prima (1932) e degli antibiotici dopo (1943). A partire dal 1970, l'Omeopatia veterinaria registra nuovamente una notevole ripresa in tutta Europa, soprattutto nel campo degli animali da compagnia, ma anche in quelli da reddito in concomitanza dello svilupparsi, a partire dagli anni '90, dell'allevamento con metodo biologico (CEE 2092/91 e CE 1804/99).
Degli oltre 5000 veterinari che, a vario titolo, in Italia utilizzano la medicina non convenzionale oltre il 20% sono omeopati impegnati sia negli animale d'affezione, sia negli animali d'interesse zootecnico, sono però molti meno quelli specializzati solamente in questi ultimi (cavalli compresi). È interessante notare che molti gli allevamenti, non solo "biologici", utilizzano unicamente l'Omeopatia nella cura degli animali, dal momento che i rimedi non prevedono tempi di sospensione ed il costo globale della terapia è generalmente inferiore a quello della medicina convenzionale, in particolare se sono usati rimedi omeopatici unitari.

Ma cosa si può curare con l'Omeopatia?
I veterinari che sostengono che si può curare tutto partono dal presupposto che l'Omeopatia può essere usata anche quando non è possibile fare una diagnosi esatta, quando non è possibile prescrivere una terapia allopatica mirata ed efficace ed infine, per il largo margine operativo e sicurezza d'impiego dovuta alla sua non tossicità e all'assenza d'effetti collaterali.
Tuttavia, va precisato che il buon veterinario omeopata sa benissimo che in molte circostanze della sua professione il ricorso alla medicina convenzionale è indispensabile (anestesia, ridratazione, rimozione corpi estranei, piometra, gravi parassitosi, alcune forme tumorali, ecc.) e l'opporsi, come più volte ricordato, oltre ad essere dannoso per la salute dell'animale, lo è anche per la sua immagine. Alcuni trattamenti allopatici sono incompatibili con l'uso dell'Omeopatia, primi fra tutti i cortisonici che rendono inefficaci i rimedi.
Mentre negli animali d'affezione, anche per un fatto culturale dei proprietari, l'Omeopatia si sta diffondendo senza particolari ostacoli, nell'allevamento cosiddetto industriale, avicolo e suino in particolare, il maggiore ostacolo per la sua diffusione rimane comunque la radicata cultura del trattamento antibiotico generalizzato, ormai irrazionalmente assurto come panacea di tutti i mali. Assistiamo all'uso sempre più frequente di cocktail di antibiotici, per lo più di nuova generazione, senza che venga tenuto in nessun conto il problema delle resistenze batteriche, anche trasmissibili, quello dello stress farmacologico degli animali, dei residui, dei costi, ecc. Il veterinario omeopata deve affrontare anche il fatto che il suo intervento viene quasi sempre richiesto per risolvere situazioni croniche, spesso disperate, con la pretesa di un risultato, possibilmente immediato, unica nota positiva è che mai viene tirato in ballo l'effetto placebo.
Al contrario, la dove il veterinario ha la possibilità di esercitare, in scienza e coscienza e senza pregiudizi, la propria professionalità di omeopata i successi non mancano, sia negli animali d'affezione, sia in quelli d'interesse zootecnico, qualunque sia il metodo di allevamento, vuoi contro patologie acute, ma soprattutto nei confronti di quelle croniche. Va comunque ricordato che gli animali giovani generalmente rispondono al rimedio omeopatico molto meglio degli animali vecchi, specialmente se debilitati da malattie croniche ed "intossicati" da prolungati trattamenti allopatici.
Altro aspetto da sottolineare è il fatto che l'applicazione dell'Omeopatia in campo veterinario, dove pregiudizio ed effetto placebo hanno importanza limitata se non addirittura nulla, rispetto al fattore economico (costo/beneficio) ed al risultato, valutato, per gli animali da reddito solo in chiave economica e per gli animali d'affezione anche in chiave emotiva–affettiva diviene una conferma indiretta degli innegabili successi, anche se troppo spesso sottoposti a critiche, ottenuti in medicina umana.

In conclusione
Nonostante tutte le critiche che periodicamente ricompaiono dai tempi di Hahneman ad oggi, l'Omeopatia continua a crescere sia in campo umano che veterinario (dal 13 al 30% annuo negli ultimi sette anni). Proprio l'impiego dell'Omeopatia in medicina veterinaria ed i relativi successi, spesso ottenuti in condizioni estreme e di "ultima spiaggia", ci fornisce la possibilità di controbattere le critiche mosse all'omeopatia, soprattutto: mancanza di scientificità ed effetto placebo. Nessun allevatore affiderebbe i propri animali, fonte del proprio reddito, ad un veterinario omeopata senza calcolare il rischio/beneficio, ma lo stesso vale per gli animali d'affezione sempre più antropomorfizzati ed ormai considerati il "mio bambino". È più che chiaro che in questo contesto sono i risultati che parlano, vuoi sul piano economico (animali da reddito) sia su quello affettivo (animali da compagnia) e dove l'effetto placebo non può in alcun modo essere invocato.
Anche in medicina veterinaria c'è ancora molta strada da compiere soprattutto sul piano della ricerca, della sperimentazione e dei controlli; oggi ci sono i mezzi e le tecniche, un po' più d'attenzione da parte delle istituzioni in generale e dell'Università in particolare, non guasterebbe.

 Paolo Pignattelli: Presidente Zoobiodi e vicepresidente Olosmedica
pignattellipaolo@fastwebnet.it

www.zoobiodi.itwww.olosmedica.it

Paolo Pignatelli

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