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I cavalli regali dal mantello di seta: gli Akhal tekè.

Esemplari dal sangue puro, non derivato da alcun altro ceppo, scaturito dalle steppe e dai deserti dell´Asia centrale.

Precisamente dal Turkmenistan, dall’oasi di Akhal, dove viveva il popolo dei Tekè, i loro allevatori, che hanno dato a loro il nome dopo che nei secoli erano stati chiamati: Massaget, Parthian, Nisean, Persian, Turkmeno e finalmente Akhal Tekè .
Dal fisico asciutto, con muscolatura lunga e piatta , schiena e dorso lunghi, “i cavalli celesti” sono caratterizzati da un portamento della testa aggraziato, con occhi grandi e intelligenti di taglio orientale , orecchie lunghe e molto mobili; collo lungo , portato alto e muscoloso.
Gambe slanciate, articolazioni grandi e molto robuste, tendini ben staccati, forti e asciutti. La groppa è leggermente obliqua e muscolosa, la coda è attaccata bassa. La spalla inclinata ben formata.
Il mantello è composto da peli con sorprendenti riflessi metallici , cortissimi e morbidi come la seta, la pelle risulta essere molto sottile. Coda e criniera possono essere rade. Forme di adattamento alle terre di origine, dove le tempeste desertiche erano frequenti così come le escursioni termiche. Il mantello più caratteristico, il baio dorato consente all’Akhal tekè di mimetizzarsi con la sabbia del deserto: gli Akhal Tekè precedettero di molto la diffusione del cavallo arabo, con cui qualcuno in passato li ha confusi ed ancora oggi li confonde.
Anzi, così alta era la loro fama che le fattrici arabe venivano condotte per centinaia di chilometri ad accoppiarsi con la razza Akhal Tekè , famosa per la sua bellezza, il suo legame col padrone, la facilità d’apprendimento la sua versatilità e non ultime le sue qualità guerriere dettate da un coraggio ed una devozione rari.
Ne parlò Marco Polo, che narra che Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno fosse un Akhal tekè , ricevuto in dote sposando Roxana figlia del re della Bactria e che, per l’amore e la complicità che il conquistatore macedone aveva instaurato con il suo cavallo, tanto raro quanto coraggioso, fece erigere in Pakistan una tomba in suo onore.
Leggenda anche questa, certamente. Ma ogni leggenda nasce e si diffonde sulle ali di realtà conosciute, di qualità affermate e, appunto, leggendarie. Akhal Tekè erano i cavalli di Gengis Khan e dei suoi generali, una nuvola d’oro travolgeva ogni ostacolo che incontrava sul suo cammino.
Molto più tardi questa razza pura entrò in Europa occidentale. Nelle isole britanniche, Oliver Cromwell amava montare Darcy White Turk, cavallo Akhal Tekè di straordinaria bellezza, contribuendo così alla nascita della razza del purosangue inglese . Turkmen Atti ( che significa cavallo turcomanno) è stato un progenitore all’inizio del 19° secolo della razza Trakehner .
Con il tempo, la consapevolezza di questa nobile razza si appannò: nella prima metà del secolo scorso due terremoti disastrosi nell’Asia culturale decimarono una razza che non era mai stata molto numerosa. Il rischio diventò la sopravvivenza.
Addirittura, negli anni Cinquanta del novecento l’autorità sovietica – allora il Turkmenistan era una repubblica dell’URSS – per promuovere la meccanizzazione dei trasporti e dell’agricoltura, decise che i cavalli fossero utilizzati come carne da macello. Solo l’impegno di due appassionati in particolare (Maria Cerkezova, Vladimir Shamborant) riuscì a contrastare prima e a impedire poi il massacro. Non era facile opporsi al potere sovietico, i pionieri arrivarono a vincere la loro battaglia solo perché spinti da una passione profonda che può forse nascere solo nei confronti di questi cavalli e perché inoltre ottennero l’appoggio e l’aiuto della popolazione. Oggi l’immagine dell’Akhal Tekè campeggia al centro dello stemma del Turkmenistan, così come sulla banconota ufficiale. Ogni turkmeno vi dirà con orgoglio che da questa razza sono derivati tutte le altre: affermazione ad oggi scientificamente comprovata da studi condotti anche dall’Università di Milano. Non riuscirete a convincerli del contrario. La leggenda ha una forza irresistibile. Anche perché ha le radici nella realtà.
Tremila in tutto, o poco più, sono gli Akhal Tekè nel mondo. Nei paesi confinanti con la terra di origine ma anche in Europa occidentale e perfino in America e Australia . Pochi, certamente. Ma la loro unicità e le loro straordinarie qualità hanno fatto degli Akhal Tekè una razza con tutte le potenzialità per divenire emergente. Cresce il numero degli appassionati, disposti all’impegno che l’allevamento di questa aristocratica stirpe richiede. Cresce la fama dei “cavalli d’oro”, anche sull’onda della straordinaria versatilità dimostrata in ogni genere di competizione, dal dressage al completo, al salto ostacoli, all’endurance in considerazione della capacità di resistenza dovuta all’origine in terre disagiate, spesso desertiche. Certamente ha contribuito la fama dello stallone morello Absent con i successi ottenuti vincendo una medaglia d’oro nel dressage alle Olimpiadi di Roma del 1960 e due di bronzo a quelle di Tokio del 1964 (individuale ed a squadre) montato da S.Filatov e, ancora quattro anni dopo a Città del Messico un’altra medaglia d’argento ( a squadre) con un altro cavaliere: I. Kalita. TOTALE 4 MEDAGLIE OLIMPICHE ed è stato nominato “cavallo del secolo”da un numeroso gruppo di giornalisti del settore .


In molti Paesi sono nate Associazioni Akhal Tekè. Il Libro genealogico centrale della razza, che conta 18 linee di sangue in purezza, ha sede ufficiale a Mosca presso il VNIIK , l’istituto che in Russia gestisce il registro di razza. Nel X volume dello Stud Book (2005) sono iscritti 453 stalloni, 944 fattrici, 2170 puledri, in totale 3567 soggetti puri al 100% con una percentuale del 16% al di fuori dell’ex Unione Sovietica e cioè : Turkmenistan, Russia, Kazakhistan, Azerbaijan, Uzbekistan, Ucraina. Sono 570 soggetti circa in Europa, America e Australia.
Nel nostro paese da qualche anno è nata l’Associazione Akhal Tekè Italia con sede a Travagliato (Brescia) grazie alla passione, condita da un pizzico di intraprendenza e forse di incoscienza, di pochi cultori della razza, fra i quali primeggia per conoscenze tecniche e scientifiche specifiche, Mino Denti. Presidente storico dell’associazione. Più volte recatosi nei paesi d’origine della razza non senza incorrere in pericoli e inattese situazioni, ad oggi possiede nel suo allevamento, tra gli altri esemplari, Muzar, vincitore a nove anni del titolo di miglior stallone in Europa e primo nella classifica mondiale riproduttori del 1997. Obiettivo principale dell’Associazione è promuovere lo sviluppo della razza, creando una rete di conoscenza, collaborazione e sinergia fra allevatori, proprietari, appassionati in Italia e all’estero. Non solo: finalità giuda delle azioni condotte dall’Associazione sono contribuire al miglioramento ed alla difesa della razza, attraverso campagne di censimento sempre ispirate al mantenimento della purezza del cavallo, ed incentivando le prestazioni sportive del cavallo. Non ultimo, anzi forse principiale scopo, è difendere gli interessi dei soci anche attraverso un dialogo ed un contatto continuo con le associazioni degli altri Paesi e con il Vniik di Mosca. Risultato che si continua ad inseguire con tenacia è infine il riconoscimento ufficiale della razza in Italia, passaggio chiave per il successo ed il sostegno di cui l’associazione ed il cavallo Akhal tekè necessiterebbero e meriterebbero per coraggio e unicità.
 

Associazione Akhal Tekè Italia
Via Prati Nuovi
25039 Travagliato (Brescia)
tel.: 030 661061 fax.: 030 6863356
e-mail : info@akhalteke.it
http://www.akhalteke.it/
 

Associazione Akhal Tekè Italia


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