L’esperienza e il punto di vista della nostra lettrice Paola Monticelli
Quanto sono divertenti i puledri! Quanta tenerezza ci fanno con la loro esuberanza e le movenze un po’ goffe, quando ogni gesto diventa una scusa per giocare…
Già, ma i giochi prima o poi finiscono: è ora di farlo addestrare…
ma da chi?
La scelta dell’addestratore è un momento delicatissimo, che certamente segnerà il comportamento del cavallo per tutta la vita; le prime ore in cui ha a che fare con sella, sottopancia e quello scomodo peso sulla schiena rimarranno per lui un ricordo indelebile.
Considerata quindi l’importanza di questa fase per il nostro amico, il primo consiglio è di non tentare esperimenti “fai da te”. Il puledro è bravo, anzi bravissimo, vuole tanto bene al suo padrone, ma quando gli viene chiesto di lavorare, di subire costrizioni, di controllare le sue reazioni potrebbe avere comportamenti inaspettati. Non solo diventerebbe molto pericoloso per chi gli sta vicino, ma si rischierebbe anche di abituare il cavallo a disobbedirci: se, ad esempio, vogliamo insegnargli a stare fermo quando si sale in sella, ma lui continua a muoversi finché non siamo noi a rinunciare (o, peggio, a reagire con violenza), senza volerlo gli avremo insegnato che può fare quello che vuole, che con un po’ di pazienza nel non cedere alle nostre richieste (ed i cavalli ne hanno tanta più di noi) finisce col vincere lui.
Questo è un pessimo approccio all’addestramento, sia per il prossimo addestratore, che dovrà risolvere una situazione già corrotta da mani inesperte, sia per il cavallo, che si vedrà costretto e rielaborare quanto precedentemente appreso.
Bisogna dunque scegliere tra persone “del mestiere”, professionisti tecnicamente preparati che hanno studiato la psicologia dei puledri; un buon cavaliere non basta perché c’è molta differenza tra cavalcare, magari alla perfezione, un cavallo già domato ed addestrato e saper convincere un puledro sdomo ad accettarci.
Ci si può basare sul “sentito dire”, o fare un’accurata ricerca su internet, comunque non affidiamo il nostro puledro ad alcuno senza aver prima controllato l’esperienza che questa persona ha in materia: andiamo a visitare la sua scuderia, se ha dei puledri in doma chiediamo di vederli lavorare, altrimenti accontentiamoci di verificare come lavora il suo cavallo. Attenzione a non farci ingannare da esercizi elaborati eseguiti alla perfezione, è l’atteggiamento del cavallo che conta!
Purtroppo il mondo dell’equitazione pullula di persone che per ingenuità, ignoranza o truffa si spacciano per conoscitori di puledri e di metodi d’addestramento: chi ha veramente degli studi specifici alle spalle non sarà restio a mostrarvi attestati e curriculum vitae che ne comprovino la preparazione.
Sarebbe preferibile portare il cavallo da un buon addestratore prima che sia in età da poter essere montato; l’imprinting è fondamentale ed insostituibile, ma se questa possibilità è stata irrimediabilmente persa, in ogni caso intorno ai 7/8 mesi di età si può già insegnare tanto al nostro piccolo. Questa è la fase dell’educazione, in cui il puledro impara a non scappare da noi e neanche a spingerci, a stare fermo e sereno quando gli prendiamo le gambe, a seguire la pressione della longia e a stare legato, a salire sul trailer…insomma una gestione da terra in sicurezza e tranquillità per sé e per chi lo accudisce.
L’educazione del puledro è solitamente trascurata dai proprietari ed è un errore gravissimo: un animale già abituato a fidarsi e a collaborare con noi sarà molto più ben disposto ad accettarci sulla schiena quando verrà il momento.
La tentazione di tenerci il puledro in scuderia durante il periodo dell'addestramento è molto forte, ma è meglio per tutti portarlo presso il luogo di lavoro del professionista che è stato scelto; infatti i puledri hanno dei tempi di concentrazione ancora brevi, lunghe sessioni di esercizi sarebbero inutili e stressanti, un buon addestratore deve avere la possibilità di lavorare per poco tempo ma più volte al giorno, da qui la necessità di ospitare il soggetto in scuderia. Questo non significa non vedere il proprio amico per il tempo necessario, anzi sarà una bell’esperienza andarlo a trovare e verificare di volta in volta i progressi fatti.
Affronto un ultimo ma importante argomento concernente i proprietari dei puledri in addestramento: se, come spero, avete scelto l’addestramento etologico, o naturale, o doma dolce, insomma al vostro puledro è stata insegnata l’horsemanship (la vera amicizia tra uomo e cavallo!), ma voi non avete nessun’esperienza di questo tipo d’approccio, è indispensabile e imprescindibile che impariate anche voi a comunicare col vostro amico.
Quando preparo un giovane cavallo e lo rendo sereno, collaborativo, fiducioso nell’essere umano e pronto ad accontentarlo, sono consapevole della sua fortuna di non conoscere la violenza di cui siamo capaci noi predatori; poiché è stato preparato ad avanzare senza l’uso delle gambe e a fermarsi senza tirare le redini, se finisce negli artigli (perché per lui questi sono) di cavalieri che usano senza conoscerli speroni, morsi, martingale e strumenti di tortura vari, immagino cosa potrà pensare…poverino, che grossa delusione sarà per lui conoscere il suo cavaliere!
Ormai fortunatamente in tutta Italia esistono scuole di horsemaship serie e certificate. Un puledro in doma potrebbe essere l’occasione giusta per imparare a comunicare e a divertirsi insieme…non sprecatela
Paola Monticelli
Istruttore Horseman Program
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