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Crisi dell´ippica: la LAV chiede ai Ministri di Interno, Politiche Agricole, Economia, Salute e Assessorati Regionali alla Sanita´ controlli serrati in scuderie e ippodromi per prevenire il rischio di corse clandestine o macellazioni illegali. Necessario rigore nella tracciabilita´ dei cavalli ed equiparazione ad animali d´affezione

Controlli serrati sulle scuderie e negli ippodromi per stroncare ogni eventuale rischio di corse clandestine di cavalli o di macellazioni illegali: questa la richiesta che la LAV (www.lav.it <http://www.lav.it> ) rivolge ai Ministri dell’Interno, delle Politiche Agricole, dell’Economia, della Salute e agli Assessorati regionali alla Sanità, nel timore che la criminalità organizzata possa approfittare della lamentata crisi del settore Ippico al quale lo Stato quest’anno concederà un contributo ridotto del 40%, ma comunque corrispondente alla non trascurabile cifra di 235 milioni di euro.
 
Secondo l’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV le corse illegali di cavalli rappresentano l’allarme zoomafioso più eclatante in Italia, con un giro d’affari – tra truffe nell’Ippica e corse clandestine di cavalli – che raggiunge circa 1 miliardo di euro l’anno.
 
“La criminalità organizzata potrebbe approfittare della crisi che investe il settore dell’Ippica ufficiale per speculare sulla pelle dei cavalli – afferma Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV – Basti pensare che in tredici anni (dal 1998 al 2010) in Italia sono state denunciate 2997 persone, sequestrati 1032 cavalli e bloccate 92 corse clandestine.”
 
Per fronteggiare il rischio di illegalità la LAV chiede l’adozione urgente dei seguenti provvedimenti:
– controlli anche di natura fiscale sulla compravendita dei cavalli “dismessi” dall’ippica ufficiale per prevenire il loro riutilizzo in attività criminali quali le corse clandestine o le macellazioni abusive.

– Il divieto di circolazione su strada di mezzi trainati da animali.

L’approvazione di una sanzione delittuosa per chi organizza o partecipa a corse clandestine (attualmente il Codice della strada prevede una mera sanzione amministrativa, di fatto la sola corsa non costituisce reato; la censura penale può arrivare solo se viene violato l’articolo del Codice penale che punisce l’organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica, sanzione peraltro finora scarsamente applicata).

– Il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti l’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine e gioco d’azzardo, anche attraverso l’adozione di misure di polizia, personali e reali, nei confronti di coloro che si ritiene, sulla base di elementi di fatto, siano abitualmente dediti alle corse clandestine e ai traffici delittuosi connessi, e di coloro che per la condotta e il tenore di vita, si ritiene, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose connesse alla corse clandestine.

“I cavalli devono però anche essere tutelati da ogni rischio di strumentalizzazione da parte del settore Ippico che, a causa delle minori risorse statali, minaccia la macellazione di almeno 15 mila cavalli anziché prendere atto della riduzione del 25% delle scommesse solo nell’ultimo anno e dunque della disaffezione del pubblico verso queste discutibili competizioni che, benché legali, ormai interessano solo chi le fa – afferma la LAV – A meno che lo Stato non obblighi tutti noi a scommettere sui cavalli per mantenere in piedi questa industria, è necessaria una riconversione totale e davvero coscienziosa del settore, fino alla sua inevitabile scomparsa”.

A preoccupare l’Associazione è la vendita al primo offerente di cavalli non più fonte di reddito, la loro macellazione e l’estrema debolezza del sistema di tracciabilità per questi animali: la documentazione di scarico dell’equide dai registri si ferma alle società che gestiscono gli ippodromi, con una comunicazione di vendita alla quale non seguirà mai la registrazione del passaggio di proprietà. Né da parte di chi ha acquistato direttamente in ippodromo, né (e men che meno) da parte dell’utilizzatore finale, cioè chi fa correre il cavallo in una corsa clandestina.

 

Complice di questo sistema è anche la procedura attualmente in vigore per il passaggio di proprietà dei cavalli, che di fatto permette di perderne la tracciabilità e agevola il perpetuarsi delle attività illecite, fino ad arrivare alla possibilità di dichiarare, attraverso un modulo ad hoc da poco introdotto nella modulistica dell’Unire/Assi, la perdita di possesso di un cavallo, togliendolo dalla banca dati del Libro Genealogico al quale è iscritto. Al punto 2, il richiedente dichiara “che non è in grado di indicare il nominativo dell’attuale proprietario” (!) e con 100 euro può far scomparire legalmente un cavallo che gli è appartenuto, fino a cinque cavalli per volta.
 
“Tutto questo è una dichiarazione di totale fallimento dell’intero meccanismo di tracciabilità dei cavalli – conclude la LAV – Eppure di strumenti ce ne sarebbero, per non permettere ai cavalli sportivi di finire chissà dove, se davvero si avesse maggiore considerazione e tutela per questi animali che noi chiediamo possano essere equiparati, per legge, agli animali d’affezione”.

Ufficio Stampa LAV

www.lav.it

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