La LAV, Lega Anti Vivisezione, riconosciuta parte civile chiede il massimo della pena per il colpevole: smascherato da telecamere, violenza sadica!
Sevizie e abusi sessuali ai danni di una cavalla incinta, fino a provocarle un aborto e a portarla alla morte: di questi gravissimi reati è accusato uno stalliere, nato in Marocco e residente a Messina, contro il quale la LAV è stata riconosciuta parte civile nel corso della prima udienza del processo.
Il Pubblico Ministero dott.ssa Liliana Todaro ha chiesto per l’imputato la citazione diretta a giudizio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina, per rispondere dei reati di cui è accusato, in particolare:
• Maltrattamento (reato p. e p. dall’art. 81, 544 ter comma 3 c.p.) “perché – si legge nel decreto di citazione a giudizio – in più occasioni, sottoponeva a sevizie una cavalla consumando rapporti sessuali con l’animale. In particolare, abusava sessualmente della cavalla, in stato di gravidanza, con il proprio organo genitale e con altri attrezzi impropri, determinando atroci sofferenze a cui è seguito il distacco della placenta, l’aborto e, infine, la morte”.
• Danneggiamento (reato p. e p dall’art.635 c.p.) “per avere, mediante la condotta descritta, irrimediabilmente reso inservibile la cavalla-fattrice di nome Tafna”.
“Una vicenda di inaudita gravità ed efferata violenza, con epilogo mortale – afferma la LAV, parte civile nel processo – Ad inchiodare il colpevole, rivela l’Associazione animalista, le sequenze video di alcune telecamere interne che avrebbero ripreso gli abusi sessuali: per il colpevole chiediamo il massimo della pena, sebbene nulla potrà “riparare” alle sofferenze e alla morte inflitte con tale sadismo”.
“I crimini sessuali a danno di animali sono una piaga ancora sommersa – afferma Ciro Troiano, criminologo e Resp. LAV Osservatorio Zoomafia, autore di una recente indagine sui crimini sessuali a danno di animali – La zooerastia è un disturbo sessuale caratterizzato dall’eccitazione erotica o dalla fantasia di avere rapporti sessuali con animali, o dal praticare attività sessuali con gli stessi in modo non occasionale. E’ considerata una psicopatologia solo se è compulsiva e se è suscettibile di procurare danni seri al funzionamento psicologico dell’individuo. Ogni abuso su animali di natura sessuale integra il reato di maltrattamento. Siamo convinti però – conclude Troiano – che, vista la complessità del fenomeno, sia necessaria un’articolata rivisitazione della questione anche sotto il profilo della tutela penale e una giusta collocazione del precetto in seno al Codice penale prevedendo apposite disposizioni punite con la reclusione e la multa”.
LAV Onlus
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Lega Anti Vivisezione
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