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Una Volta Anticamente… Quando a Ivrea si festeggiava il Carnevale

Catturare ed esprimere sulla carta le emozioni dei momenti che si provano quando ad Ivrea si festeggia il Carnevale è un’impresa molto difficile: i profumi, le strane atmosfere, l’elettricità che si respira nell’aria, quel senso di euforia che ci prende avvicinandosi ai luoghi dove la storia e la tradizione si fondono e, ancora una volta, si stanno ripetendo.

 

La conta degli anni ad Ivrea va da un Carnevale all’altro, strano modo di intendere il tempo per i non Eporediesi.

 

E’ un privilegio essere nati e vivere proprio qui, dove la rivoluzione per la libertà è un fatto così vero che lo si vuole ricordare ogni anno con una grande festa che coinvolge davvero tutti, dove ognuno interpreta un personaggio, un ruolo, storico, folkloristico, importante, spiritoso o sceglie di interpretare solo se stesso.

 

IL GENERALE E LO STATO MAGGIORE

La figura del Generale convive con quella dell’uomo, in un gioco di ruoli che si alternano e si sovrappongono , facendone, infine, la somma in un sapiente equilibrio tra passato e presente. Si personificano in lui significati diversi, si rinnova nel tempo il fascino di questo personaggio che custodisce e tramanda la Nostra storia.

 

In sella al suo cavallo saluta la folla che lo acclama a gran voce fra le ali dei suoi fidi Ufficiali e Vivandiere. Figura carismatica ed austera guida il Carnevale con piglio deciso, personaggio di indiscussa importanza deve essere modello per il suo esercito, protagonista di tutti quei momenti che scrivono la storia anno dopo anno.

 

Vestono la divisa di foggia Napoleonica, sfilano in formazione ordinata e compatta, a piedi o a cavallo, interpretano ruoli che seguono gradi e gerarchie militari, accompagnano le figure principali del Carnevale. Armati di spade, simbolicamente combattono contro chi non sa che il Carnevale di Ivrea è una grande festa della Libertà e per la Libertà, con le sole armi della passione, dell’amore per le tradizioni e da tanta voglia di divertirsi insieme.

 

Rosso è il libro dei Verbali dove da duecento anni vengono scritti e descritti con elegante grafia gli eventi del Carnevale da un solerte Sostituto del Gran Cancelliere, il decano dei Notai Eporediesi.
 

PIFFERI E TAMBURI E GLI ABBÀ

Piccoli attori, ma grandi protagonisti, dieci bambini in abiti rinascimentali accompagnano i festeggiamenti, anticipando quelli che saranno i momenti principali del Carnevale, concludendoli alla sera del martedì grasso con l’abbruciamento degli scarli.

 

Ricordando le badie giovanili diventano presenza viva, le nostalgie passate si mescolano senza tempo in un sentimento di continuità consegnando alle future generazioni la memoria di questi momenti.

 

Non sono una banda in senso comune, vestono una semplice divisa militare, ma per Ivrea sono molto di più, sono la colonna sonora del Carnevale fin dalle prime note il 6 gennaio quando annunciano il ritorno della Festa.

 



LA MUGNAIA
 

Storia e leggenda diventano mito e fanno sognare le ragazze e le signore di Ivrea, che vorrebbero interpretare, una volta nella loro vita, il ruolo dell’eroina Violetta.

 

Essere protagoniste per questi giorni, scrivere il proprio nome sul rosso libro della storia non bastano a spiegare questo desiderio; è un sentimento forte, che sale dal profondo, quello che spinge a voler essere proprio Lei.

 

Viene da quando bambine si lasciavano trasportare sola dalla fantasia di essere, forse un giorno su quel balcone, su quel cocchio dorato, per continuare a sognare.

 

Segreto fino alla sera del sabato grasso, il nome di colei che interpreterà Violetta scatena in Città una sorte di gara a scoprirlo in anticipo.

 

I rintocchi del campanone alle nove precise del sabato sera, annunciano che un altro Carnevale sta per incominciare, che Ivrea ancora una volta ricorda la sua battaglia per la libertà.

 

La voce del Sostituto del Gran Cancelliere che legge il Verbale, che svelerà il nome della Mugnaia dell’anno, fa correre un brivido per schiena di ogni vero Eporediese.

 

E’ il segnale e la piazza esplode in boato di gioia, un applauso che finirà solo tre giorni più tardi.

 

Ancora una volta la storia si intreccia con la leggenda, ancora una volta si ripete questa incredibile mescolanza di suoni, colori, odori, sensazioni ed emozioni.

 

 

GLI SCARLI
 

Nella sera del martedì grasso sulle piazze che ancora odorano di battaglia, la folla con un po’ di tristezza assiste all’atto finale del Carnevale. Simbolo di libertà e di gioia, auspicio di buona sorte per l’anno che seguirà, lo scarlo è un palo di circa 10 metri ricoperto di erica sormontato da una bandiera.
 
 
E l’emozione ci coglie di sorpresa, mentre le fiamme già sono arrivate alla bandiera, la Mugnaia tiene alta la spada, in piedi sul cocchio senza più cavalli, con lo sguardo emozionato perso sulla folla che l’applaude per l’ultima volta.
 
 
Ogni anno si rinnova il gesto di un rito antico, sullo sfondo di una città colorata da un solo sentimento: non perdere il passato e le tradizioni e tenere alto lo spirito, tasselli che uniti rappresentano il presente e costruiscono il mosaico del futuro. che sono il cuore vero di una intera Città.
 
 
Rosso è il berretto frigio che si indossa dal giovedì grasso alla sera del martedì simbolo di rivoluzione e libertà, rosso è il libro dei verbali, rosso è il colore della giubba degli Ufficiali e dei Pifferi, rosso il succo delle arance, rosse sono le torri del castello che veglia sulla città, rosso il colore della passione.
 
La storia di Ivrea è una sinfonia di rossi, declinate in tutte le sue sfumature legati a tutti i momenti che compongono il Nostro Carnevale.
 
 
 
 

Redazione


GIA: Massimo Nicolotti – foto di archivio


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