La Provincia di Agrigento ha risposto positivamente e con larga partecipazione di binomi (circa 70) al Primo Raduno dell'E.N.G.E.A. (Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali) promosso e organizzato dal Centro equestre "La Staffa d'Oro" di
S. Stefano Quisquina e col patrocinio della Provincia, per la quale era presente il
Dott. Franco Tedesco. Presidente di questo Centro, Giovanni Parrino, patriarca di una numerosa famiglia di "cavallari" di antichissima generazione.
Sua figlia: Antonella Parrino, commissario E.N.G.E.A. per la Provincia di Agrigento, assistita da uno stuolo di parenti e amici, si é data da fare in maniera esemplare.
I partecipanti (oltre quelli di S. Stefano) provenivano – molti anche in sella – da Bivona, Casteltermini, Alessandria della Rocca, Ribera, Sciacca, Caltabellotta, S. Giuseppe Gemini, Cammarata, Vallelunga, Cianciana, S. Benedetto. Dalla Provincia di Palermo – ospiti graditi – sono arrivati da Prizzi, Castronovo e da Castellana Sicula, nella quale c'è il "Centro Addestramento Sport Equestri" punto focale e di riferimento E.N.G.E.A. per ogni provincia siciliana, sede del Commissario regionale: Silvana Gennaro.
Per tutti, ci sarebbero da sottolineare aspetti particolari di intensa sicilianità. Ovviamente non é possibile. Mettiamo allora in evidenza soltanto il "cavaliere solitario".
Si chiama Antonio Lana. Da solo governa, insella, affardella il suo "Biscottino" (è il nome del cavallo che però è ghiotto di caramelle) e va'…senza una meta fissa, alla ricerca di emozioni, sogni, paesaggi incontaminati e talvolta selvaggi. Non si ferma alla Sicilia. Parla con semplicità di viaggi in sella da Katmandu a non ricordo dove, come se si trattasse di andare a prendere un caffé al bar dell'angolo.
Ciò non toglie che, con tutti gli altri radunisti, abbia partecipato alla sosta all'Eremo di Santa Rosalia, della quale, moltissimi non sanno che – pur essendo la Patrona della città di Palermo e venerata in tutta l'isola – nacque a S. Stefano Quisquina da nobile e agiata famiglia.
Alle propaggini del Paese, la Santa visse per 12 anni in una umile grotta, sulla quale, nel tempo, venne costruito un covento. "Scoperta" nel suo rifugio dalla curiosità dei fedeli, raggiunse a piedi Palermo dove, sino alla morte, in un'altra grotta sul Monte Pellegrino, visse nel suo fervore religioso. Ancora oggi Palermo onora annualmente la "Sua Santa" con festeggiamenti grandiosi.
Nell'ambito del raduno agrigentino si é svolto un convegno incentrato sull'attività dell'E.N.G.E.A. e sulle razze equine siciliane. Moderatori il sottoscritto e Silvana Gennaro.
Ospite d'onore il Barone Benedetto Salamone – appartenente ad una antichissima famiglia di allevatori – il quale si é soffermato con profonda competenza sul cavallo indigeno siciliano.
La razza Salamone – composta da numerosi esemplari – discende dalla "Real Razza di Ficuzza" di provenienza borbonica.
Per cause di forza maggiore non é potuto intervenire il Barone Giuseppe Majorana, altro allevatore e studioso di grosso spessore con particolare riferimento al P.S.O. (Purosangue orientale). D'altra parte, Benedetto Salamone, nel suo intervento riguardante il cavallo siciliano, ha messo in evidenza la preziosità del patrimonio genetico dei cavalli agrigentini, che sin dai tempi della Grecia antica hanno dimostrato il loro grande valore. E' nel VII° secolo a.C. che la produzione del cavallo siciliano – a base asiatica – raggiungerà un tale livello da renderlo superiore ai cavalli del mondo ellenico. La sua fama continuerà sotto la dominazione romana in Sicilia per circa 800 anni. Su questa base si verrà ad innestare nel IX° secolo d.C. il più importante allevamento arabo d'Europa con l'importazione di ventimila fattrici orientali provenienti dal Nord Africa. Famosa la razza equina di Agrigento, con i riproduttori arabi degli Emiri. L'arrivo dei Normanni nel I072 influenzerà, con l'introduzione dei loro stalloni, la produzione cavallina siciliana, producendo un soggetto germanico-orientale, che ebbe grande risonanza nel periodo del grande Federico Secondo di Svevia. Su questo positivo incrocio s'inserirà nel XIV° secolo il cavallo spagnolo.
Così, sotto il dominio della Casa Aragonese (I285-15I5) il cavallo siciliano diventerà il più ambito dalle più illustri Corti europee, e nascerà in Sicilia il più grande Centro di esportazione d'Europa….i puntini di reticenza stanno ad indicare che si potrebbe continuare a lungo (e con periodi di luce e di buio) l'affascinante ricostruzione del cavallo siciliano sino ai giorni nostri. A questo punto, comunque, mi sia concessa una riflessione personale: i cavalli sono innocenti e generosi, non sempre come alcuni degli uomini che li circondano.
Franco Mamola
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