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Terra Ribelle, polemiche per l’ambientazione e per le scene hot.

Ma per la fiction della Torrini è stato boom di ascolti. Già si parla di un seguito.

Boom di ascolti per la fiction ambientata nella Maremma dei butteri diretta da Cinzia ThTorrini con Rodrigo Guirao Diaz e Anna Favella.

 

Nelle ultime puntate Terra Ribelle ha stravinto il prime time con oltre 6-7 milioni di spettatori e uno share superiore al 23/24%, addirittura il 7,5% in più rispetto a “I Cesaroni”, una serie decisamente più collaudata. La regista Cinzia ThTorrini sta già pensando al seguito della storia che ha tenuto incollati milioni di italiani al piccolo schermo.


Ci sono anch’io tra quei 6 milioni di italiani.

 

La regista ha definito questa fiction un romantic western: un genere nuovo con una trama appassionante: due giovani butteri, cresciuti insieme come fratelli con la passione per l'avventura e i cavalli, si innamorano della stessa donna ritrovandosi l'uno contro l'altro a combattere fino alla morte.
Certo, sarà stata avvincente questa trama, ma un po’ trita e ritrita, vista e rivista.
Se non fosse stato per l’ambientazione sarebbe stata una storia un po’ banale e scontata.
 

Anzi, come ha giustamente suggerito Alberto Capogreco, a qualcuno è sembrata la fotocopia di “Duello a sole” (Duel in The Sun”, il western diretto da King Vidor nel lontano 1946) in cui i due fratelli Lewt McCanles, interpretato da Gregory Peck, e Jesse McCanles, interpretato da Joseph Cotten, si contendevano le grazie di Pearl/Jennifer Jones: tra i due fratelli scoppia una rissa nella quale morirà Jesse. Pearl si vendicherà a colpi di pistola in un duello con Lewt che costerà la vita a tutti e due.
Un celebre critico dell’epoca riassunse la trama di “Duello a sole” così: “Una storia dove due cowboys vogliono andare a letto con la stessa donna e sono innamorati dello stesso cavallo” – lo stallone paint che compare nel film.
 

Ma vorrei dire la mia. Innanzitutto belle le musiche e la fotografia, come in tutti i lavori della Torrini.

La fiction sarebbe ambientata in Maremma nella seconda metà del XIX secolo, in una terra di confine, di cavalli, grande mandrie e briganti.
Uso il condizionale perché di made in Italy in questa serie c’è davvero poco: il famoso Maurizio Mattioli, che ha svestito i panni del romano per diventare toscano DOC, un paio di altri bravi attori, la regista, la troupe e poco altro.

 

Infatti la serie è stata girata interamente in Argentina.

 

Per motivi di costo? Non sembrerebbe. Oggi i costi sono equiparati, c'era forse convenienza anni fa quando il cambio era favorevole.

 

La regista e la produzione hanno dichiarato alla stampa che la scelta è ricaduta sull’Argentina perché in quella terra si trovano ancora paesaggi selvaggi e incontaminati che in Maremma oggi non esistono più. E inoltre, dovendo consegnare il prodotto entro l'autunno, era necessario avere un clima che in Italia, d'inverno, non potevamo avere, mentre in Argentina era estate.

 

Fin dalla prima puntata ho avuto il dubbio dell’ambientazione. Un occhio attento avrebbe notato che tutte le puntate si aprivano con una panoramica della terra di toscana, uggiosa e colorata per poi spostarsi in un’ambientazione diversa, meno nostrana.
Non riconoscevo la Maremma o il Parco dell’Uccellina dove, in un primo momento e all’oscuro della verità, pensavo fosse stata girata la fiction.

 

Poi vedo i costumi, più da pistoleri del far west con jeans e bandane che da butteri.
I nostri butteri non si vestono come Iacopo o Andrea della fiction, hanno comodi vestiti in velluto o fustagno, giacca, gilet e camice in tela robusta.

 

Anche le carrozze usate non rappresentano quelle della nostra tradizione.
Per non parlare dei volti degli attori e delle comparse che avevano ben poco di toscano.

 

E i cavalli maremmani dov’erano? Sostituiti o mischiati con bellissimi argentini e Quarter Horse!
E le nostre vacche maremmane? Anche quelle non sono state perfettamente riprodotte. In più di una occasione sono state mostrate vacche Hereford, una razza bovina tipica del continente nord americano e non presente in Italia.

 

E si che la regista ha dichiarato di essere nata in Maremma!
Bel ringraziamento per la sua terra d’origine. A maggior ragione doveva essere più attenta e rispettosa nei confronti della cultura buttera, dei costumi, delle tradizioni e dei cavalli di questa terra.

 

Ogni paese ha la propria terra ribelle, ma quella rappresentata nella fiction non era la nostra.
Era la terra ribelle Agentina dei gauchos, delle grandi praterie e delle montagne selvagge.

 

Sulla stampa generalista e nazionale non sono mancate polemiche per le scene hot della fiction, ma sull’autenticità delle riprese poca o addirittura nessuna menzione.

 

Oggi purtroppo viviamo in un modo in cui la televisione fa cultura e informazione e quella trasmessa su Rai 1 ne è stato un esempio pessimo e fuorviante.

La TV di stato non può permettersi di far passare messaggi non veri e non autentici sui costumi, sulla storia e sulle tensioni sociali della Maremma dell’ottocento che è stata traviata e tradita in modo irrispettoso. A dispetto dei costi e della stagionalità.

 

Chissà cosa avrebbero detto della fiction se la avessero potuta vedere i briganti della Tuscia viterbese o il famoso il brigante Rufolone?
 

Buona l’idea della Torrini, ma sviluppata male.
Peccato, davvero peccato.

Eleonora Origgi
Redazione


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