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Massacro di specie protette: elefanti, rinoceronti, tigri, leopardi e scimmie nel mirino delle milizie ribelli e dei nuovi ricchi per il commercio illegale.

Le cause: povertà, governance debole, corruzione, e crescita della domanda. Se i Paesi dove vengono uccisi e contrabbandati questi animali non si muovono per bloccare l’illegalità, niente potrà fermare la strage.

"Elefanti, rinoceronti, tigri, leopardi e scimmie sono sempre più nel mirino dei cacciatori di frodo, di gruppi criminali organizzati e di milizie ribelli che utilizzano il commercio illegale di questi animali per autofinanziarsi". Lo denuncia la Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, che sottolinea come il bracconaggio sia alimentato ora da un nuovo mercato.

 

"C'è un aumento della richiesta di alcune specie da parte dei nuovi ricchi dei Paesi in via di sviluppo – spiega John Scanlon, segretario generale Cites -. Molti credono che le parti di alcuni animali, come il corno di rinoceronte in polvere, abbiano funzioni terapeutiche o afrodisiache. E questo, accanto alla richiesta di trofei che simboleggiano la sopravvenuta ricchezza, sta portando a una crescita abnorme dell'attivita' dei bracconieri".

 

La tigre, ad esempio, è particolarmente ricercata per la pelle, per gli artigli, per la carne e anche per una sorta di vino, un intruglio di alcol di riso dove è stata macerata la carcassa di un felino che dovrebbe curare i reumatismi e che è molto richiesto in Cina. Di pangolini, mammiferi asiatici e africani, ne vengono uccisi oltre diecimila esemplari ogni anno per un giro d'affari illegale superiore almeno ai 15 miliardi di euro.

 

Le grosse squame cornee della corazza del pangolino sono un ingrediente pregiato nella medicina tradizionale cinese. E il loro prezzo è cresciuto in maniera vertiginosa: nel 1990 un chilo costava 14 dollari, oggi ne vale più di 600. "La Cina è il Paese dove più forte è la domanda di specie protette – sottolinea ancora Scanlon – principalmente si tratta della conseguenza di un aumentato potere d'acquisto. Ma il fenomeno è globale".

 

Il ghepardo, invece, va per la maggiore come animale domestico nei Paesi del Golfo Persico, l'Europa acquista tantissime pelli di pitone (la cui vendita non è vietata ma solo controllata) per farne stivali, cinture e borse. Dal canto suo, la Ong Save the elephants, che ha sede in Kenya, avverte che il prezzo dell'avorio è triplicato tra il 2010 e il 2014 e in Cina viene venduto a più di 2.000 dollari al chilo.

 

"Le cause di questo massacro sono note – conclude Scanlon – povertà, governance debole in alcuni stati, corruzione, la crescita della domanda. Ma se i Paesi dove vengono uccisi o dove vengono contrabbandati questi animali non si muovono sul serio per bloccare l'illegalità, niente potrà fermare la strage".

www.nelcuore.org


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