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2004 anno europeo dell´educazione attraverso lo sport:

una nuova idea di equitazione rivolta a persone disabili

Iniziare ad approcciare al cavallo la persona disabile non più sotto l’aspetto terapeutico ma in un ambito rasserenante come il contesto presportivo ed educativo: lo sport come evoluzione della terapia…

 

E' ormai fin troppo ovvio pensare al cavallo come simbolo di libertà e di forza, ma se ad esso associamo una persona o bambino affetto da disabilità si parla sempre e solo di Ippoterapia, come se la somma di queste due componenti dia sempre come risultato finale la riabilitazione.
Se “noi” ci esprimiamo nei diversi campi artistici – facciamo arte -, “loro” fanno arteterapia; se “noi” per vivere, per metterci in gioco, per mettere da parte quattro soldi, -lavoriamo-, “loro” fanno ergoterapia; se “noi” amiamo la musica e ci rilassiamo o ci svaghiamo ascoltandola o interpretandola – facciamo musica- “loro” fanno musicoterapia….. TUTTO viene terapizzato!
Purtroppo la disabilità NON è sempre una malattia: spesso è uno stato esistenziale con il quale si deve convivere; ora la questione è capire COME convivere e come approcciare con persone con disabilità.

 

Senza voler minimizzare l'importanza di questa attività nella quale il cavallo riveste un ruolo decisivo nella sostanziale somministrazione di movimento, nella quale però si rischia di considerare troppo e inutilmente "la parte malata" del soggetto a scapito della sua componente sana, la mia attenzione, è rivolta alla capacità di mediazione che il cavallo convoglia nel lavoro con soggetti con difficoltà e alle loro abilità residue.
 

 

 

Attraverso il gioco, attività insita nell'uomo dalla nascita, è possibile imparare un nuovo codice comunicativo e acquisire nuovi comportamenti in relazione alle Regole che il cavallo impone.
La componente educativa che l'equitazione offre è una delle massime espressioni di consapevolezza e integrazione in un microcosmo di Emozioni, Affetti, Compiti, Regole, abilità e Responsabilizzazione.

 

Per un disabile l'interazione con un animale domestico rappresenta prima di tutto attenzione al suo accudimento: preoccuparsi di dargli da mangiare e da bere nella quantità e nelle ore giuste, prestare attenzione alle sue necessità fisiologiche, al suo stato di salute e all'umore; dedicargli comunque tempo fornisce un carico esperenziale di grande valore e responsabilità.

 

E' questo forse l'unico ambito che può rendere per la prima volta un soggetto consapevole che un altro essere è in condizione di dipendenza da lui e quindi la sua presenza gioca un ruolo attivo e determinante per la sopravvivenza ed il benessere di qualcun altro: tutte le attenzioni subite, spesso soffocanti, vengono in questo modo convogliate e dirottate positivamente ad un essere maggiormente bisognoso.

 

Fino a qui il cavallo rientra nell'area di influenza della Pet Therapy (da poco riabilitata dallo stesso Ministro Sirchia come Terapia del Benessere nella nuova Carta dei Diritti degli Animali), ma a differenza della Pet Therapy il nobile animale ha una marcia in più: il poter portare…

 

“VOGLIO FARE SPORT”: questa è stata la richiesta di un nostro cavaliere disabile dopo troppo tempo svolto in un centro di riabilitazione equestre…

 

Nell’anno europeo 2004 dell’educazione attraverso lo sport, l’idea di iniziare ad approcciare al cavallo la persona disabile non più sotto l’aspetto terapeutico ma in un ambito rasserenante come il contesto presportivo ed educativo ci ha portati a precorrere i tempi ed anticipare le nuove esigenze di persone o enti che, terminato l’iter riabilitativo, desiderino svolgere qualcos’altro; per questo si è concretizzata l’idea che fosse necessario formare personale qualificato ad un approccio sistemico che nasce da nuovi presupposti: lo sport come evoluzione della terapia.

 

Autostima, capacità di Problem solving e Planning; tutto questo aggiunto al divertimento, all'interazione con i compagni ed al piacere dello stare in mezzo agli animali creano una disponibilità relazionale e di apprendimento che portano all'emancipazione sociale: il cavallo come mezzo di interscambio affettivo/relazionale e lo sport come strumento educativo e socializzante.

 

E' per questo che oltre alla Rieducazione Equestre tradizionale, svolta in équipe sotto la supervisione di un medico fisiatra, di una psicologa e tecnici qualificati, vengono proposte lezioni di equitazione integrate in gruppi anche misti con normodotati; in relazione alle capacità e/o alle aspirazioni dei ns. allievi vengono organizzate passeggiate di ippoturismo, trekking e iniziative ricreative di integrazione con il Settore E.R.D.-ENGEA senza volersi fermare alla sola monta inglese: si ritiene importante che, proprio perché le “barriere” devono essere abbattute, in ogni Centro ENGEA, di equitazione inglese, americana, di attacchi o di attività Pony, le persone o i bambini disabili che desiderino approcciarsi con il mondo del cavallo possano essere accettate alle attività integrate – con il supporto di Operatori qualificati- sempre che la patologia sia indicata all’attività equestre.

 

Per poter concretizzare questo sogno di piena integrazione, dove la disabilità viene vissuta in una luce di positivo interscambio contribuendo all’eliminazione di anacronistiche sovrastrutture culturali che conducono al pregiudizio, nasce nel 2001 il Settore Equitazione Ricreativa per Disabili in seno all’Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali con la finalità di conciliare l'inserimento della persona disabile attraverso la ricreazione sportiva nella società con il mondo del cavallo.
In questi anni di programmazione e di formazione dei quadri tecnici molte attestazioni di condivisione degli obiettivi e delle finalità da parte non solo di alcune persone disabili o dei loro familiari, ma anche e soprattutto di alcuni professionisti del settore, ci hanno dato la forza di continuare su questa strada e la soddisfazione di verificare i primi risultati ci incoraggia ad incrementare le nostre iniziative.
Iniziative che non vogliono solo preparare ad una professione importante come quella dell’Operatore ma anche e soprattutto divulgare quello che l’anno europeo 2003 delle persone disabili suggerisce:

 

• La sensibilizzazione relativa al diritto dei disabili di essere tutelati dalle diverse forme di discriminazione e di godere di pieni e pari diritti;
• L'incoraggiamento della riflessione e la discussione sulle misure necessarie per promuovere pari opportunità per i disabili in Europa;
• Il miglioramento della comunicazione concernente l'handicap e la promozione di una rappresentazione positiva dei disabili;
• La sensibilizzazione all'eterogeneità delle diverse forme di disabilità;
• Una particolare attenzione alla sensibilizzazione al diritto dei bambini e dei giovani disabili ad un pari trattamento nell'insegnamento scolastico ma anche e soprattutto sportivo.

Lambruschi Roberto
Coordinatore Nazionale del Settore
Equitazione Ricreativa per Disabili ENGEA


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