Similmente agli esseri umani anche i cavalli agiscono e reagiscono a determinate situazioni o semplicemente anche solo all’ambiente che li circonda e in cui vivono. Il comportamento degli animali è controllato dal sistema nervoso e da quello endocrino; il cavallo possiede un sistema nervoso ben sviluppato e quindi è più propenso ad imparare e a modificare il suo comportamento.
Ma il branco allo stato brado come si comporta?
All’interno di ogni famiglia di cavalli selvatici esistono delle gerarchie di potere ben definite. Generalmente è la femmina ad essere l’autorità suprema e cioè il capobranco; il gruppo la deve seguire rispettando le regole familiari. Lo stallone ha il compito di controllare e vigilare che la sua tribù ubbidisca ai dettami naturali. I puledri seguono la loro mamma sempre secondo un ordine stabilito gerarchicamente. Il puledro più giovane rimane attaccata alla madre e a seguire, in ordine di nascita, tutti gli altri. Occasionalmente, in caso di migrazioni, sarà lo stallone davanti al suo branco a stabilire il percorso da intraprendere.
Lo stallone allo stato brado deve obbligatoriamente affermare il proprio potere sull’intero gruppo, inoltre la sua attenzione è continuamente rivolta alle giovani giumente di altri clan. Il rischio di “rapimento” da parte dello stallone è inevitabile; esso morde le femmine e le scalcia per far si che lo seguano onde poter costruire una sua nuova famiglia.
Questo ordine gerarchico di dominanza spiega perche’ un gruppo di cavalli domestici o una carica di cavalleria possono essere tenuti insieme , con uno sforzo relativamente basso, da un uomo a cavallo che assuma la parte dello stallone. Inoltre tutto ciò spiega anche la barbara usanza della castrazione dei cavalli maschi ad esclusione di quelli destinati alla riproduzione dimenticando che il comportamento naturale degli stalloni viene inibito dal loro ricovero in boxes.
Nonostante il sistema gerarchico di potere degli equini sia ben sviluppato bisogna ricordare che il cavallo non è un animale gregario e quindi l’uomo ha dovuto impegnare molte energie e sforzi nell’ addestrarlo. La difficoltà di rendere il cavallo un animale gestibile quotidianamente è sempre esistita. Infatti troviamo che in alcune illustrazioni dell’antico Egitto gli stalloni venivano rappresentati con il collo fortemente inarcato mentre la testa veniva tenuta da una redine. Probabilmente si voleva impedire allo stallone, nell’abbassare la testa, di assumere la postura di minaccia e di attacco. Si obbligava, così facendo, il cavallo ad abbandonare la sua indole selvatica e ad imparare a riconoscere il capobranco nell’essere umano.
IMMAGINE PROVENIENTE DA:
“TRATTATO DI IPPOLOGIA”
"Pietro Paolo Rubens,
Geoge Villier, I° Duca di Buckingham"
Autore Eduardo Chiari
Editore Equitare
Dott. Marta Collina
Ufficio Stampa Olosmedica
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