Una collezione che il mondo sicuramente ci invidierà sempre,
composta da oltre centinaia di magnifiche carrozze e accessori a loro corredo.
Quello che qui non scriveremo dovrà essere assaporato di persona a Roma e, credeteci, ne vale proprio la pena.
Ci soffermeremo un po’ più dettagliatamente su quattro carrozze che sono in bella mostra nella sala rotonda e la storia ha dato ad ognuna una specifica denominazione: Il Telemaco, L’Egiziana, la Carrozza degli Sposi ed il Berlingotto reale.
Tutte le carrozze hanno la caratteristica di essere “piemontesi” ovvero veicoli che provengono dalla famiglia sabauda.
Per ambientarci un po’ nell’epoca del XIX secolo ed inquadrare l’uso di queste favolose carrozze dobbiamo da subito precisare che carrozze e cavalli, da sempre, sono uno strumento di presentazione, di sfida, di gelosia, del bell’apparire e del mostrare potenza e ricchezza.
Sicché si allevano od acquistano cavalli di portamento e stazza da tutte le parti del mondo: Oldenburg, Lipizzani, Gelder e Gelderland, Hannover, Olstein, Frisoni, Percheron.
Per fare un esempio la casa regnante italiana poteva all’epoca disporre di 5000 – 6000 cavalli con l’attenzione che gli esemplari tedeschi erano un po’ più costosi degli altri.
La spettacolarità del tutto, a seconda poi dell’evento, si otteneva nei più disparati modi; pennacchi colorati, feluche dei palafrenieri e inservienti e, importantissimo come sempre, l’apparato dei finimenti sempre a collana con la maggior dovizia possibile di pendenti e ciondoli a monogramma della casa (reale o comunque nobile) di metallo nobile e di ottima fattura.
Un componente importante è sicuramente il sellino su cui il bronziere produttore applica gancio e chiavi passaredini che riprendano per colore e foggia le parti metalliche della carrozza (maniglie ed imperiale).
Dello stile inglese sono bilancia e bilancino, sicuramente per le due carrozze berlina, mentre di tradizione piemontese l’uso dello stricco.
E’ ovvio che per creare il lusso di questa quasi teatralità ed ottenere l’amalgama di uno strumento funzionante per il trasporto è necessario ricorrere a molteplici figure professionali, che al tempo professano in vere e proprie categorie di specializzazione lavorativa oggi perdute; sellai, fabbri, maniscalchi, decoratori, bronzieri, palafrenieri, capi scuderia, addestratori, decoratori, falegnami, sarti, cucirine e cosi via.
BERLINGOTTO REALE
Per proporvi questo antichissimo legno dobbiamo immaginare un corteo pre-nuziale che arriva a Novara (a quel tempo confine di stato) per ricevere l’arciduchessa d’Austria Maria Teresa d'Asburgo Este che S.A.R.
Vittorio Emanuele Duca d’Aosta, intende sposare. Una serie di carrozze di aristocratici, uno stuolo di lacchè, palafrenieri ed inservienti ed altre carrozze per il trasporto del necessaire per il primo viaggio di questa carrozza che diverrà storico.
Dobbiamo anche immaginare l’organizzazione di un viaggio di quei tempi: ai lacchè il compito di portarsi alla testa dei cavalli ad ogni fermata, di correre davanti alla carrozza per fare strada ai reali, ai palafrenieri la sicurezza dei trasportati con il controllo costante dei cavalli, agli inservienti predisporre qualche spuntino e qualche bevanda rinfrescante durante il cambio dei cavalli.
Da Novara si dovrà raggiungere dapprima Torino poi le residenze di caccia della Venaria e di Stupinigi per mostrare alla futura sposa la bellezza d’Italia la grandeur della casa reale.
Questa la presentazione al mondo di questo berlingotto, verniciato a oro e con pitture, opera unica e bella da qualsiasi parte la si osservi.
Per questo raffinato ed unico coupé ricche sculture sui tutti i montanti per raffigurare le virtù. Inutile dire che sia opportuno, non tanto per il peso o per i chilometri, almeno un tiro a quattro o a sei cavalli.
EGIZIANA
Il duca Carlo Felice di Savoia volle regalare una carrozza a sua moglie Maria Cristina di Borbone.
L’occasione è il carnevale di Torino. Nel 1819 i progettisti ricorrendo al mondo delle divinità antiche ed alla mitologia, progettano e realizzano un insieme che ha per tema il tempio della dea Iside.
Falegnami, intagliatori e decoratori provvedono ad imitare il tempio con aurea magnificenza costruendovi le colonne, i capitelli, l’architrave a sorreggere un pesante e ricco tetto.
V’è documentazione che fu utilizzata come vettura da parata per il ritorno a Torino della famiglia reale.
Il tempo passa e la carrozza cambia di destinazione d’uso, viene modificata in una carrozza per gli avvenimenti funebri dei reali sabaudi, che è quella che possiamo ammirare oggi. Due sono le documentazioni storiche del suo utilizzo, nel 1849 per il trasporto del feretro di Carlo Alberto e nel 1900 per il funerale di Re Umberto I di Savoia; sempre documentato è il dono da parte di Vittorio Emanuele I alla consorte Maria Teresa d’Asburgo Este.
BERLINA detta “DEGLI SPOSI” o “DI MARIA TERESA”
Al periodo della Restaurazione appartiene anche la carrozza detta “di Maria Teresa” od anche “degli Sposi”, realizzata nel 1817 per le nozze di Carlo Alberto principe di Carignano con Maria Teresa d’Asburgo Lorena.
Sulla cassa il Vacca ha finemente dipinto coppie di putti intorno allo stemma sabaudo attorniato da festoni e ghirlande di fiori riproponendo alcuni motivi che possono riscontrarsi nelle pitture degli interni dei palazzi reali torinesi.
Come si conviene per questa sontuosità l’interno è riccamente abbellito di sete, rasi, cordoni, stole e di velluto cremisi. La berlina “degli Sposi” sarà usata più tardi sia per le nozze di Vittorio Emanuele II che per quelle di Umberto I.
TELEMACO
Berlina a quattro posti e otto finestrini con cristalli in telai in velluto cremisi, riquadrati con fasce dorate su fondo blu riportanti figure femminili con contorni di ghirlande di fiori; decorazioni in bronzo dorato.
Dapprima Vittorio Emanuele I regala questa berlina a sua moglie Maria Teresa d’Asburgo Este per il ritorno dei Savoia a Torino, successivamente è utilizzata nel 1842 nel corteo per le nozze di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide d’Austria e nel 1868, per l’ingresso solenne del corteo nuziale di Umberto e Margherita di Savoia a Firenze.
Ciò che però rende questa berlina unica e straordinaria è la preziosa pittura del Vacca a raffigurare il viaggio di Telemaco e del suo fedele amico Mentore, alla ricerca del padre Ulisse.
di Mario Fenocchio
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