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27 Luglio 2024

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Coppa del mondo: vince l’olandese Zoer e l’Italia esulta con Garsia e Patrese

Chi aveva visto il Piccolo Gran Premio sapeva che Albert Zoer, a Verona, non era venuto per fare qualche percorso di allenamento e che la vittoria di sabato su Beerbaum e Pessoa non era frutto del caso.
Il Gran Premio Veronafiere, tappa italiana della Fei World Cup, ha così confermato lo straordinario periodo di forma del cavaliere olandese e di Oki Doki, saltatore Kwpn di nove anni capace, grazie a una falcata lunghissima abbinata a grande maneggevolezza, di fermare il cronometro del barrage sul tempo di 39,11.
La tappa scaligera ha riservato forti emozioni non solo per la performance del trentenne Zoer, quanto anche per le ottime prove offerte dagli azzurri.

 

Al secondo posto, infatti, distaccato di soli 23 centesimi, troviamo il cavaliere italiano di origine colombiana Juan Carlos Garcia, autore, con il diciassettenne Loro Piana Albin III, di una prova assolutamente superlativa che ha strappato applausi a scena aperta al pubblico che affollava le tribune. Terzo l'elvetico Markus Fuchs in sella a La Toya III, primo a cimentarsi nella seconda fase del percorso e partito immediatamente con l'intenzione di fare registrare un tempo che costringesse gli avversari a giocarsi il tutto per tutto. Al quarto posto il suo connazionale Steve Guerdat con Tijl van Het Pallieterland.

 

Eccezionale quinta posizione – miglior risultato nella breve carriera e ultimo dei percorsi netti di questo barrage – per l'amazzone ventenne Beatrice Patrese su Loro Piana Fanix de Rol (0/0 41,90), che ha sfoderato una determinazione degna di un veterano del grande circus internazionale del salto ostacoli.
Niente da fare, invece, per gli eterni duellanti Pessoa e Beerbaum. In barrage, il cavaliere brasiliano, in sella a Carlot, commetteva un errore, mentre il binomio tedesco concludeva con l'abbattimento di due ostacoli. Nonostante l'indiscussa classe di Ludger Beerbaum, la sua compagna di gara Gladdys S, campionessa d'Europa nel 2001 ma oramai quindicenne, non è infatti sembrata esplosiva come un tempo.

 

Tra i grandi delusi tedeschi anche Meredith Michaels Beerbaum, seconda classificata nella prova di qualifica per questa tappa italiana della Fei World Cup, che in sella a Checkmate commetteva un errore al giro base e falliva così la qualificazione al barrage e Lars Nieberg, vincitore con Loreana sul terreno veronese due anni fa e oggi, con la stessa cavalla, costretto al ritiro nella prima manche.

 

La prima parte della gara ha fornito una classifica nel massimo rispetto di quanto anticipato dal direttore di campo Giovanni Bussu nei giorni scorsi.
Come previsto, la selezione sui 40 binomi al via si è giocata in massima parte sulle trasparenze e sulle distanze, in particolare quella da cinque tempi di galoppo lunghi oppure sei corti, a seconda dell'impostazione data dal cavaliere, della linea che dal verticale nr. 6 immetteva sulla doppia gabbia, costruita con un ingresso su verticale e due larghi.

 

Molti gli errori, anche sulla gabbia (largo-verticale) sul lato lungo delle tribune, in direzione opposta all'uscita dal campo, e sulla precedente linea largo-verticale. All'interno di quest'ultima, era indispensabile calibrare le falcate al centimetro per trovare la battuta corretta in uscita. Alla fine della prima parte della gara, dieci i percorsi netti qualificati al barrage.

 

Classifica:
1. Albert Zoer/Oki Doki 0/0 39,11
2. Juan Carlos Garcia/Loro Piana Albin III 0/0 39,34
3. Steve Guerdat/Tijl van Het Pallieterland 0/0 39,53
4. Markus Fuchs/La Toya III 0/0 39,72
5. Beatrice Patrese/Loro Piana Fanix de Roll 0/0 41,90

 

PARLA ZOER VINCITORE DEL GRAN PREMIO E I MIGLIORI ITALIANI, GARCIA, SECONDO, PATRESE, QUINTA.
«All'inizio era un cavallo lento Oki Doki, lo dico a ragion veduta perché è nella mia scuderia da quando aveva tre anni», spiega Albert Zoer, olandese, trent'anni, vero dominatore tra i cavalieri della Fei World Cup di Verona con la vittoria nel Gran Premio di oggi e nel Piccolo Gran Premio di sabato.
«Ma adesso che ha nove anni», riprende, «è diventato anche discretamente veloce e oggi ha risposto con prontezza a tutto quello che gli ho chiesto». Dietro di lui un altro cavaliere che al suo cavallo non può rimproverare niente, l'azzurro di origine colombiana
Juan Carlos Garcia.

 

Con lui il brivido è venuto soprattutto al barrage e precisamente sul diagonale dal quale si usciva con l'ostacolo numero sette.
Qui Albin III si è buttato a sinistra all'ultimo istante. «Non è la prima volta che capita», ha spiegato Garcia, «Albin occasionalmente tende a disunirsi leggermente, del resto come figlio di un trottatore non ha un galoppo perfetto e questo gli causa delle incertezze. Solo in passato quando lo sentivo deviare sotto l'ostacolo lo chiamavo subito al salto.

 

Poi ho capito che è meglio lasciarlo fare, dargli il suo tempo di riunirsi prima di saltare. Certo, in questo modo ha messo un tempo di galoppo in più, cioè quella falcata di troppo senza la quale credo proprio avremmo vinto. Ma va bene così e Albin III oggi si merita proprio una pausa: ha 17 anni e non gli voglio chiedere di fare tutta la Coppa. Probabilmente ci limiteremo alla tappa di Stoccarda».

 

Raggiante, la ventenne Beatrice Patrese, che con il quinto su Fanix de Roll, la stessa cavalla con la quale fu bronzo agli Europei juniores, ha portato a casa il risultato più bello della sua carriera. «Non me l'aspettavo, ma ci credevo», spiega la figlia del campione di Formula 1 Riccardo Patrese, forse altrettanto carismatica ed agonista. «Il momento l'ho avuto sul percorso base, quando sono arrivata a spiccare il salto troppo da lontano sull'oxer di uscita da una diagonale.
Lì ho dovuto chiedere a Fanix un salto enorme, ma lei mi ha accontentata. Poi nel barrage ho tirato sul tempo, perché penso non si possa buttare via una gara per prudenza. Bisogna provarci sempre. Il futuro? La prima cosa sarà dare un po' di riposo a Fanix, se lo merita»

 

Una grinta che non poteva non fare piacere a Cesare Croce, presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, che ha sottolineato come «la Patrese sia la punta di un movimento di giovani cavalieri sul quale la nostra equitazione potrà contare sempre di più. Senza nulla togliere a certezze già acquisite da tempo, come l'ottimo binomio Garcia Albin III».

Testi e foto
Ufficio stampa FEI World Cup
Equi-Equipe


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