Grandi vette, alpeggi lussureggianti, antiche malghe trasformate oggi in provvidenziali “bed and breakfast”, un silenzio interrotto di tanto in tanto dai festosi campanacci di tranquilli ruminanti… questi gli elementi della magica atmosferache si respira ad alta quota
Non capita tutti i giorni di vedere approdare da quelle parti una carrozza trainata da due cavalli con un festante e allegro equipaggio a bordo. Scaricati i cavalli dal van, vestiti e attaccati a un robusto break, ecco snodarsi davanti a noi, come un lungo serpente, l’anticastrada mulattiera dei Monti Lessini, completamente lastricata in acciottolato, usata dalle truppe italiane nel corso della Grande Guerra (1915-1918).
Quella che a prima vista potrebbe apparire come una normale passeggiata, rappresenta un severo banco di prova per guidatori dai “capelli grigi”. Inizia così, all’insegna del relax e della tranquillità, questa gita in carrozza a quota 1800 metri che, percorrendo un anello di 17 Km, lascia tutti estasiati davanti a paesaggi mozzafiato.
Con la carrozza in alta quota In alta quota, la “proporzione dell’attacco” è indispensabile, tenuto conto che in piano un cavallo può trainare tranquillamente tre volte il suo peso, mentre qui, con continui saliscendi, bisogna stare maggiormente sul sicuro. La carrozza pesa circa 500 Kg, guidatore e passeggeri altri 500, i due robusti Lipizzani pesano circa 600 Kg l’uno dunque le proporzioni sono giuste: i cavalli avranno un carico inferiore al loro peso.
L’affidabilità dei cavalli è indispensabile. Questi percorsi vietati ai mezzi a motore nascondono talvolta delle insidie: una brusca frenata di una bicicletta con un sibilante stridere del freno a disco, ciclisti che passano a pochi centimetri dai cavalli con magliette dai mille colori, turisti che brandiscono come Mosè enormi bastoni, il tutto mentre i cavalli, sulla strada del ritorno, costeggiano strapiombi di centinaia di metri. Poi è importante l’allenamento, che deve essere “spalmato” sull’arco di un anno, perché se così non fosse, anche il più robusto cavallo del mondo dopo pochi chilometri su queste montagne sarebbe irrimediabilmente rovinato.
Adesso tocca alla cosa più importante: la pariglia. Sì, perché se invece di una pariglia si posseggono due cavalli “messi insieme” è meglio restare a casa a guardare la televisione: al contrario, Sergio Mozzo, che ci ospita sul suo attacco, dispone di due soggetti della stessa altezza, della stessa razza, persino dallo stesso mantello, ma, quello che più conta, dalla stessa andatura! Per constatare se alla prova dei fatti il giro turistico abbia soddisfatto tutti, cavalli e passeggeri, come possiamo fare? Domanda impegnativa, ma il signor Mozzo, sorridendo risponde: “Basta guardare se i cavalli non hanno una respirazione affannata e non sudano: segno che hanno lasciato ai passeggeri la serenità per godere della natura circostante e… che si sono divertiti pure loro!"
Tirando le somme possiamo affermare con una parola moderna, molto usata in politica, che oggi il divertimento è stato “bipartisan”
Articolo estratto dal n°3/2010 di Carrozze&Cavalli, la rivista per tutti gli appassionati di redini lunghe!
Negli articoli e nelle rubriche di Carrozze&Cavalli troverete spunti e risposte interessanti su storia, cultura, tradizione, agonismo e tempo libero.
Ermes Dall´Olio
Carrozze&Cavalli
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