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Il "cane da carrozza"

Il Dalmata, ottimo cane da guardia e instancabile accompagnatore dei cavalli carrozzieri

Da oltre trecento anni i cani di razza Dalmata vengono unanimemente riconosciuti come “carriage dogs” (in America definiti “coach dog”) o cani da carrozza: un patrimonio di tradizioni da riscoprire e conservare.

Origini incerte

Cani dal mantello maculato erano presenti già nell’antico Egitto, raffigurati per esempio in un affresco della piramide di Cheope (circa 2500 a.C.); si ha traccia anche di cani Cretesi a macchie scure che, intorno al 400 a.C., erano soliti correre a fianco dei cavalli per cacciare e in un affresco del 1360, visibile nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, compare un cane molto simile all’attuale Dalmata.

Fu però grazie al loro aspetto appariscente e alle innate qualità caratteriali di resistenza e gentilezza nei confronti degli equini che alcuni aristocratici inglesi, durante i loro viaggi all’estero, acquisirono soggetti di questa razza, allora prevalentemente adibita alla caccia, portandoli in patria. Qui, nel corso dell’Ottocento, quando tutti gli spostamenti erano affidati a carrozze e cavalli, decisero di mettere a frutto le loro qualità innate, facendone il cane da carrozza per eccellenza.

Introdotti anche in America, i Dalmati diventarono nel Nuovo Mondo i fidi compagni dei cavalli attaccati ai carri dei pompieri. Date le loro qualità come cani da guardia ben affiatati con i cavalli, veniva loro affidata la salvaguardia dei veicoli e della loro preziosa “forza motrice” nelle stazioni dei pompieri; era inevitabile quindi che, in caso di allarme, si affiancassero ai mezzi di spegnimento con funzioni di protezione degli attacchi, fungendo da apripista, allontanando le persone dall’area di operatività e non di rado andando direttamente nelle strutture alla ricerca dei sopravvissuti.

In quanto al nome, sembra che non abbia nulla a che fare con la Dalmazia e sia frutto piuttosto di una storpiatura di “damachien”, dove “dama” è il latino per daino – l’animale da loro prevalentemente cacciato – e “chien” è il termine francese che significa cane.

Le qualità del dalmata

I cani possono avere caratteri diversi ma l’uomo ha imparato, nel tempo, l’utilità di sfruttare al meglio l’istinto naturale di ogni razza. Se il Collie è un ottimo cane da pastore e si è dovuto solo eliminare con la selezione l’inclinazione a uccidere le pecore, il Pointer eccelle nel “puntare”
semplicemente la preda e l’Husky non ama praticamente fare altro che tirare.

Così il Dalmata è un cane al quale non piace essere inattivo: pieno di energia, con un fisico atletico, gambe e piedi forti e un’incredibile resistenza, sembra nato per accompagnare la carrozza anche su lunghi percorsi senza mai stancarsi né distrarsi, esprimendo la sua soddisfazione non abbaiando, magari verso la testa dei cavalli, ma sprizzando gioia da tutti i pori.

Un altro aspetto del suo carattere, molto utile in un “cane da carrozza”, è il feeling che lo lega ai cavalli. Spesso era proprio grazie al Dalmata che correva al loro fianco, che i soggetti più giovani e irrequieti, avendo la mente impegnata a osservare il piccolo, inseparabile compagno con il quale trascorrevano la notte in scuderia, rimanevano più tranquilli. Anzi, il Dalmata era ritenuto quasi indispensabile nell’addestramento all’attacco dei cavalli più difficili.

Inoltre, la sua permanenza in scuderia ne aveva messo in risalto le eccellenti doti di cacciatore di topi. Ottimi cani da guardia, al tempo dei viaggi in carrozza montavano la guardia ai cavalli, alla carrozza e a quanto essa trasportava, mentre gli occupanti si allontanavano oppure durante le soste per la notte nelle locande lungo la strada, non permettendo agli sconosciuti di avvicinarsi alle scuderie e alle rimesse.

Analogamente, durante il viaggio, erano abilissimi nel dare l’allarme se si avvicinavano dei malintenzionati, che solitamente operavano in coppia con uno che distraeva il guidatore e l’altro che approfittava per derubare i passeggeri. Infine, proprio il caratteristico mantello era ideale per essere ben visibile anche di notte con la fioca luce dei fanali o della luna, mentre il pelo cortissimo gli permetteva con una scrollata di liberarsi della polvere e del fango sollevati dagli zoccoli dei cavalli.

L’addestramento

I cuccioli di Dalmata venivano addestrati usando un carretto a uno o due cavalli. La madre veniva messa a bordo e i cuccioli seguivano automaticamente la madre. Talvolta s’impiegava un Dalmata più esperto e i cuccioli seguivano il leader imparando ad adeguarsi all’andatura dei cavalli. Quando il Dalmata acquisiva dimestichezza con i cavalli di una pariglia, si passava a carrozze trainate da più cavalli.

Ubbidienza, velocità e resistenza sono necessari per essere un cane da carrozza e il Dalmata imparava a stare con i cavalli, correndo per miglia sotto l’assale anteriore di un coach, vicino ai posteriori dei cavalli. Ogni Dalmata aveva una sua collocazione preferita. Lasciato libero già da
piccolo, si piazzava automaticamente dove si sentiva più a suo agio e se alcuni prediligevano correre a fianco dei cavalli, la maggior parte amava correre sotto la carrozza o, nel caso fosse troppo bassa, rimanendo dietro, con il naso sotto l’assale posteriore.

L’era moderna

Con l’invenzione dell’automobile i cavalli e le carrozze passarono di moda e i Dalmati persero la loro popolarità presso il pubblico. Fin dall’inizio del XX secolo, americani e inglesi – i maggiori cultori di questa tradizione – misero in atto grandi sforzi per organizzare e regolamentare apposite competizioni che vedessero la partecipazione di carrozze accompagnate da cani al seguito con lo scopo di preservare le caratteristiche del Dalmata come “cane da carrozza”.

Purtroppo, la sempre minore affluenza di carrozze ai concorsi determinò alti e bassi anche nelle categorie di “carriage dog” fino quasi a scomparire finché nel 2003 fu fondata la “British Carriage Dog Society” che, grazie alla sponsorizzazione del costruttore di carrozze “Fenix  Carriages”, ha dato nuova vita e impulso alle gare con i cani Dalmati.le gare e il regolamento.

Le gare di “carriage dog” mettono alla prova il ruolo tradizionale dei Dalmati come compagni di viaggio delle carrozze (recentemente sono state introdotte anche categorie con cavalli montati). Le gare richiedono un perfetto controllo dei cani e una loro eccellente forma fisica: è essenziale che il cane dimostri un’ottima disponibilità e un manifesto piacere nell’esecuzione dei compiti.

Queste alcune delle prove previste:

– Prove di obbedienza: le classiche “seduto/ resta” e “richiamo al padrone”; il guidatore ordina al cane di “stare”, si allontana con la carrozza e dopo un determinato tempo lo richiama.

– Prova di vicinanza all’assale: l’attacco percorre al trotto un tratto di 100-200 metri, in linea retta oppure eseguendo un “8”, con il cane che non si allontana mai dall’attacco. Esistono persino percorsi classici con coni nei quali il cane deve seguire esattamente il tragitto della carrozza.

– Prova di distrazione: come al punto precedente, ma con un altro cane al guinzaglio che passa a qualche metro di distanza senza che il cane in gara si faccia distrarre o si allontani dal suo veicolo.

– Prova di velocità: all’attacco viene richiesto di aumentare l’andatura, al trottoo al galoppo, mentre il cane deve dimostrare la prontezza nel non aumentare la distanza dalla carrozza.

– Prova di resistenza: dopo un primo controllo veterinario dei cani, la prova di resistenza si effettua, a seconda della categoria, su un percorso di campagna di 10, 20 o 40 Km, con controlli veterinari intermedi. Viene accordato un tempo massimo calcolato a una media di circa 6,5 Km/h ad andatura libera. Per ogni esercizio i giudici assegnano un punteggio da 0 a 100, dove il 51 determina la possibilità di proseguire con l’esercizio successivo.


Ringraziamo la “British Carriage Dog Association” per la gentile collaborazione.
Per informazioni: www.carriagedog.org

 

Articolo estratto dal n°1/2011 di Carrozze&Cavalli, la rivista per tutti gli appassionati di redini lunghe!

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Articolo estratto da "Carrozze&Cavalli! 1/2011


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