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29 Marzo 2024

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Tutti gli articoli qui presenti sono stati pubblicati in oltre un ventennio e fino al 1 Giugno 2020

Se ti dovessero chiedere: "tu monti alla americana o all´inglese?" Ecco la risposta giusta.

Oggi giorno capita spesso sentirsi rivolgere l’innocente domanda: " Signore, lei monta all’Americana o all’Inglese? " Domanda alla quale è facile rispondere con qualche malizia: " Veramente io monto all’Italiana"

Dopo di che però sembra giusto dare una spiegazione riguardo all'aggettivo " Inglese ".
(L'Equitazione americana nel senso di " Western " è tutt'altro sia pure interessante discorso).

Gli Inglesi, popolo sportivo per eccellenza, grazie alla loro passione per la caccia alla volpe, diffusasi nell'isola a partire all'incirca dal XVIII secolo, quale sport prediletto dalla nobiltà di campagna, furono i primi a praticare un'equitazione, nella quale il superamento di ostacoli naturali era essenziale e faceva parte del divertimento. Il modo di montare di questi cavalieri ed amazzoni è raffigurato nei quadri e nelle stampe che artisti dell'epoca ci hanno tramandato.

Contemporaneamente, grazie anche al gusto tutto inglese per il gioco, (il modo più facile per guadagnare o perdere denaro, alla portata di tutte le classi sociali) si diffusero e vennero regolamentate le corse. Dato a Cesare quello che è di Cesare, si deve ricordare che sul finire del1800 il Capitano della Cavalleria Italiana, Federico Caprilli, mise a punto un assetto del cavaliere del tutto innovativo, che rivoluzionò la tecnica del salto e dell'impiego del cavallo in campagna.
Intorno agli anni 20 del nuovo secolo il Capitano Alessandro Alvisi, cavaliere raffinato, fu invitato in Francia dal Colonnello Danloux, Ecuyer en Chef della Scuola di Saumur, ad illustrare e dimostrare la monta italiana, che ispirando lo stile di quello che in Francia fu definita la " monte Danloux ", fu adottata dalla Scuola stessa prendendo il nome di "Méthode Danloux".

Intorno agli anni 30 il Capitano Pietro Santini ( un altro capitano! ) trasferitosi in Inghilterra, si diede ad insegnare e propagandare colà il "Sistema" caprilliano.
(Vedasi Santini – Riding Reflections – etc.) che gli Inglesi denominarono in seguito "The foward seat" vale a dire "l'assetto in avanti".

Tuttavia fu solo nel dopoguerra che questo assetto divenne usuale per i Cavalieri Anglosassoni che oggi ne sono tra i primi e migliori utilizzatori.
Per concludere se lo sport ippico moderno deve molto agli Inglesi, tuttavia quando noi montiamo a cavallo, possiamo, senza vanagloria né tema di provincialismo, dire a buon diritto che montiamo all' "Italiana"


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