Dopo l’India, le foreste della Birmania sono uno dei più importanti luoghi di conservazione per gli elefanti asiatici, specie in grave pericolo di estinzione.
«Esprimiamo la nostra più viva preoccupazione per il commercio illegale dalla Birmania alla Tailandia di cuccioli di elefante destinati all'industria del divertimento; commercio che rappresenta una seria minaccia sia per la tutela della specie che per la salute degli animali». Inizia così la lettera che il network internazionale di associazioni animaliste e ambientaliste, di cui fa parte anche l'Enpa, ha scritto al vice direttore generale del Dipartimento Nazionale della Tailandia competente in materia di gestione dei parchi e di tutela della fauna Selvatica e delle piante.
Secondo alcuni dati resi noti dalle associazioni, ogni anno un numero compreso tra 50 e 100 esemplari (tra cuccioli e giovani femmine) cade vittima di questi traffici; inoltre si stima che per ogni cucciolo contrabbandato vengono uccisi fino a cinque esemplari adulti, compresa la madre del piccolo e altri componenti della famiglia.
«Dopo l'India, le foreste della Birmania – proseguono gli attivisti – rappresentano uno dei più importanti luoghi di conservazione per gli elefanti asiatici, specie in grave pericolo di estinzione. Se il commercio illegale dei cuccioli dovesse proseguire a questo ritmo, la popolazione, stimata in soli cinquemila animali, potrebbe sparire nel giro di dieci anni».
Una volta catturati, i cuccioli, prima di essere “esportati” illegalmente in Tailandia, sono sottoposti al terribile rituale chiamato “phajaan”, durante il quale vengono legati, privati di cibo e acqua, percossi senza sosta con canne di bambù dotate di chiodi di acciaio alle estremità. Ovviamente molti di loro non sopravvivono.
«Questi traffici – aggiunge il network internazionale di associazioni – rappresenta una grave violazione della Convenzione Cites, cui hanno aderito sia la Birmania che la Tailandia. Sollecitiamo pertanto un forte impegno affinché siano rispettati i divieti stabiliti dalla legge e vengano confiscati gli animali catturati in natura, con il coinvolgimento delle associazioni protezioniste tailandesi le quali dovrebbero provvedere alla riabilitazione degli esemplari catturati».
Gli attivisti suggeriscono infine di rendere ancora più stringenti i divieti normativi e i controlli atti ad impedire il commercio illegale di elefanti, prevedendo anche una banca del DNA e un più serrato pattugliamento delle frontiere.
www.enpa.it
Ente Nazionale Protezione Animali
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