Si conclude ad Oristano il progetto della FEI che aveva come scopo ultimo quello di valutare i benefici dell’equitazione per le persone affette da Sclerosi multipla.
La gara di dressage e il convegno hanno concluso il progetto di Here is the Challenge ma sarebbe più giusto affermare che una esibizione di dressage ed un sorprendente gruppo di lavoro ha concluso l’esperienza di Here is the Challenge.
Infatti un solare pomeriggio dicembrino ha permesso che i cavalieri del progetto, affetti da Sclerosi Multipla e digiuni di equitazione fino al 2012, potessero presentarsi sul campo grande in erba della SOE (Società Oristanese di Equitazione )per presentare le proprie capacità in sella alle rispettive cavalcature sotto l’occhio attento del giudice di gara Katherine Ferguson Lucheschi.
Hanno dato brillante prova di se Stefania Calvisi con Eolo seguita dal tecnico Raffaela Montis, Alberto Lecis con Arajan seguito da Paolo Spano, Elena Perria con Topissimo seguita da Federica Olmo, e Giovanna Baccanti con Arabho seguita da Alessandra Pes di San Vittorio.
Dopo i protagonisti del Challenge la gara è proseguita con altri venti atleti del FISDIR che nelle varie categorie hanno concesso agli spettatori uno buona performance rispetto alle varie categorie di appartenenza. Le premiazioni che hanno concluso la serata sono state una festa in cui i protagonisti si sono scambiati applausi e complimenti reciproci.
La domenica del convegno ha certificato la validità del progetto e la necessità di proseguire sulla strada della riabilitazione a cavallo, perché i risultati di questo esperimento biennale voluto dalla FEI (Federazione Equestre Internazionale)sono eccellenti e la valenza cavallo è di grande supporto per la dinamica relazionale che innesta.
I lavori sono stati introdotti da un raggiante presidente della FISE Sardegna Stefano Meloni e dai ringraziamenti di Katherine Ferguson Lucheschi che si è dichiarata onorata di aver conosciuto questi giovani; a Barbara Ardu toccava il compito di trarre le somme del progetto: “ I ragazzi hanno colto l’essenza del rapporto uomo –cavallo. Hanno dato conferma dell’affermazione di Churchill: c’è qualcosa nel corpo del cavallo che fa bene allo spirito dell’uomo”.
Dopo è stata la volta dei neurologi Eleonora Cocco e Giancarlo Coghe che, pur lamentando una base statistica limitata, hanno visto un miglioramento effettivo delle capacità motorie , ma anche di quelle cognitive e sensitive.
Stesse risultanze dal medico sportivo Elisabetta Marongiu e dall’ingegnere biomeccanico Massimiliano Pau, confortati anche dal parere del professore di Scienze Motorie Salvatore Melis.
Le parole più belle sono però quelle dei protagonisti che si possono non citare come autori per quanto hanno condiviso tra loro i contenuti: “Noi non abbiamo limiti, perché le nostre menti sono libere”; “Ora non corro più, ma quando il cavallo galoppa ,io sento l’erba sotto i miei piedi”; “ Ci siamo rimessi in gioco , adesso stiamo riesplorando il mondo”;” Il mio cavallo mi piace, è stato meraviglioso imparare. Noi non siamo malati, dobbiamo divertirci, il resto viene dopo”; “ La malattia mi aveva chiuso in un sacchetto, il cavallo mi ha permesso di uscirne”.
I propositi sono indirizzati a dare seguito al progetto con l’aiuto della FEI, ma anche con una nuova sensibilità da parte delle strutture regionali.
Giovanni Manca
Ufficio Stampa FISE Sardegna
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