la leggenda della centuria dell´arco nero
UNGHERIA, II sec.D.C.-
I componenti di uno squadrone di cavalleria leggera della settima legione al comando del centurione Graziano Il Giovane si imbatte nella Putsca con un gruppo di cavalieri barbari di rara abilità non solo nell’arte dell’equitare ma soprattutto nelle “leste” manovre e nel tiro con l’arco.Graziano Il Giovane rimase esterrefatto nel vedere questo gruppo di cavalieri così abili nelle tattiche di guerriglia quanto nel tiro con l’arco. Lasciandoli fuggire con tutta calma, gli servì per individuare l’accampamento che, circondato, fu reso inerme senza spargimenti di sangue riuscendo così a sottomettere questa tribù così abile che tanto incuriosiva Graziano Il Giovane.
Il sistema del tiro con l’arco a cavallo detto dell’ “Arco Nero” si tramandava in questa tribù da anni, il cui capo era Laios Kassoi che suggellò forte amicizia con il centurione romano entrando a far parte delle sue milizie portando in esse questo vincente sistema. Passarono gli anni e mirabili furono i successi della Centuria dell’Arco Nero fino a quando, nel III sec. a Civitavecchia fu sciolta la legione; a Monteromano, oggi provincia di Viterbo, gli ultimi detentori del sistema Enzo Prisco e Piero Del Felcio stilano e sintetizzano il tutto su tavolette che celano in una tomba etrusca prima di essere uccisi da briganti e truppe irregolari della disciolta legione.
Nel 1927, durante un controllo di polizia nelle campagne viterbesi, il tenente Andrea Muti classe 1902, controllando una tomba etrusca profanata da cacciatori di reperti archeologici, trovò le preziose tavolette del sistema della “Centuria dell’Arco Nero” che da quel momento custodirà gelosamente.
Nel 1987, prima di morire, lascia il prezioso bauletto contenente le tavolette del sistema a Lorenzo Muti, suo nipote grandissimo avventuriero, cacciatore, safarista; in Africa, in Amazzonia, in India dove viene colpito ripetutamente da febbri malariche e altre malattie tropicali. Rientrando in Italia malato e caduto in disgrazia economicamente conosce Graziano Bombini, ne diventa amico vivendo un po’ con lui; quando capì che la sua cagionevole salute sta completamente cessando fece un viaggio fino a Tarquinia (VT) nella casa di famiglia dove ormai morente consegno all’amico Bombini le tavolette del sistema dell’Arco Nero, chiedendogli di far rivivere le gesta dell’ “Italica Centuria dell’Arco Nero”.
Oggi Graziano Bombini e Paola Rosso, presso Scuderia La Pieve con cavalieri e amazzoni hanno aperto una scuola intitolata alla Centuria dell’Arco Nero seguendo l’antico sistema e creando una didattica di grande valenza tecnica mettendola a disposizione di tutti coloro che vorranno fondere l’equitazione da campagna con il tiro con l’arco.
Non ci interessa vincere
ma cavalcare insieme!
ENGEA
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