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27 Luglio 2024

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Sinai Horses: Villaggio Eco-Turistico nel Sud Sinai, a Sharm el Sheikh

La Sinai Horses e’ localizzata nel Sud Sinai, a 25 km dall’aeroporto Internazionale di Ras Nousrani a Sharm El Sheikh, sul confine del Parco Naturale di Nabq.
Parte integrante dell’unico progetto, in via di realizzazione in Asia e Africa, di villaggio Eco-Turistico che si sviluppa su oltre 100 ettari di terreno, che vanno dalla costa fino alle montagne retrostanti, e che costituisce una “separazione” tra la zona turisticamente sfruttata e la zona protetta del parco, con una spiaggia di un km circa per oltre trecento metri di larghezza. E’ l’unica realtà di turismo integrato nell’ambiente senza stravolgere le caratteristiche della zona.

La struttura attualmente dispone di dodici cavalli mezzosangue arabo che presto aumenteranno sino ad arrivare a quaranta, destinati alle diverse attività (maneggio, scuola, trekking ecc.), con selle inglesi e possibilità di utilizzare carrozze.

I cavalli non saranno i soli animali: dromedari, asini, capre ed altri animali costituiranno un piccolo zoo, dove potranno essere gli uomini ad integrarsi.
Oltre alle normali attività equestri è possibile addestrare i nostri clienti o chi partecipa ai corsi, alla guida del dromedario con un corso teorico/pratico.
Inoltre la Sinai Horses si occuperà dei bambini, non per “portarli” a vedere gli animali, ma, in tutta sicurezza, darà loro occasione di essere avvicinati dagli stessi animali con l’aiuto dei quali si organizzeranno altre attività ricreative.

CENNI SUL PARCO NAZIONALE DI “NABQ”

Il parco di Nabq si estende per circa 600 Kmq. a 35 Km. nord est di Sharm el-Sheikh lungo la costa occidentale del Golfo di Aqaba, nel 1992 è stato dichiarato area protetta.
Sono luoghi di grande bellezza che offrono al visitatore l’occasione di osservare un ambiente lagunare brulicante di vita, in contrasto con il deserto limitrofo.

I paguri ed i granchi del fango sono gli abitanti più numerosi di questi luoghi ma ciò che caratterizza il parco di Nabq è la foresta delle mangrovie, la più grande di tutto il Sinai, che si estende per più di 4 Km lungo il litorale.
Le mangrovie, Avicennia Marina, sono un particolare tipo di mangrovie endemica di questa zona, le cui radici riescono a filtrare l’acqua marina ed espellono il sale dalle foglie, sono molto importanti per l’equilibrio geologico in quanto le radici trattengono i sedimenti limitando in questo modo l’erosione della linea costiera.
Molti uccelli nidificano tra i loro rami, e si cibano dei pesci che vengono a depositare le loro uova nelle acque basse che le circondano.
Nell’oasi di Nabq è facile osservare aironi bianchi ed aironi grigi, avvistare i grossi falchi pescatori e, nel periodo di migrazione, le cicogne.
Questo particolare tipo di vegetazione, unica nel Sinai meridionale, fornisce un habitat ideale per diversi generi di animali selvatici, tra cui volpi, gazzelle, iene.

Dal punto di vista botanico, nel parco di Nabq, sono presenti 134 tipi di piante, molte di esse sono tuttora utilizzate dai beduini, anche a scopo curativo.
Al primo gruppo di mangrovie, denominato Garghana, che si incontra dopo il check-point, si trova un tipico villaggio di pescatori beduini con le loro tipiche abitazioni dai tetti di foglie di palma.
Percorrendo la costa si giunge ad una laguna di sabbia bianca lunga circa quattro chilometri, circondata da mangrovie che si estendono fino alla barriera corallina da dove è possibile avvistare il relitto della Maria Schroeder, una nave incagliatasi nel 1965 sui banchi corallini.
Proseguendo il cammino si incontrano delle piccole capanne di legno e foglie di palma, dove i pescatori si ritrovano per sbrogliare e riparare le reti da pesca, cuocere il loro tipico pane sulle braci e bere té.

INTRODUZIONE SINAI
La penisola del Sinai, nome di incerta origine che sembra derivare da quello di un’antica divinità lunare chiamata Sin, si protende nel mar Rosso tra il golfo di Suez ed il golfo di Aqaba.
Il Sinai e’ considerato il terzo deserto d’Egitto e il suo territorio, ricco di giacimenti minerari di rame e turchese, fin dall’Antico Regno fu oggetto di antiche spedizioni che affrontavano lunghi viaggi allo scopo di procurarsi queste preziose materie prime.

Un migliaio di anni più tardi, secondo la tradizione, il deserto e i monti del Sinai divennero lo scenario dell’ avventura biblica dell’esodo, il sito in cui Mose’ ricevette i dieci comandamenti, la strada sofferta verso la terra promessa, uno dei luoghi più santi per Cristiani ed Ebrei, meta di religiosi e pellegrini.

Le montagne del Sinai culminanti con il monte S. Caterina e col monte di Mose’ a ridosso del quale si trova il celebre convento di S. Caterina, occupano la parte centro meridionale della penisola e digradano nelle limpidissime acque del mar Rosso, dove e’ possibile ammirare in un Mare incontaminato, una ittiofauna tra le più grandi e ricche nel mondo.
Deserto e mare sono i due elementi che predominano nel Sinai e che spesso si incontrano dando origine a scenari di una grandiosità unica e di una incomparabile bellezza.

LA GEOLOGIA DEL SINAI
Conoscere la lunga storia geologica della penisola del Sinai e’ essenziale per poter comprendere, interpretare e apprezzare non solo gli straordinari paesaggi di questo territorio che, seppur all’apparenza aspro e desertico, e’ certamente uno dei più ricchi del mondo da un punto di vista naturalistico, ma anche tutta una serie di interessantissimi fenomeni geologici.
I sommovimenti tettonici ne hanno infatti condizionato l’aspetto geografico e fisico, la fauna e la flora, gli insediamenti umani.

Uno studio analitico della complessa struttura geologica della penisola Sinaitica richiederebbe molto spazio ed esulerebbe dal nostro scopo per cui siamo costretti ad omettere i dettagli ed a semplificare al massimo, in modo da fornire sinteticamente gli elementi essenziali per la comprensione del paesaggio.

Nel Sinai si possono distinguere grosso modo tre aree profondamente diverse l’una dall’altra.
La prima, a nord, e’ costituita da dune sabbiose, da depositi quaternari in corrispondenza di antichi uadi (parola con la quale si indicano i letti di corsi d’acqua generalmente fossili, anche se talvolta ancora attivi) e da spiagge fossili formatesi in seguito ai cambiamenti di livello del Mediterraneo durante i periodi glaciali e interglaciali che hanno caratterizzato l’Era Quaternaria, iniziata circa due milioni di anni fa.

La seconda area, situata in posizione centrale, rispetto la penisola del Sinai, dove le formazioni Quaternarie sono interrotte da numerosi ed ampi affioramenti calcarei dell’era terziaria, costituisce l’immenso altopiano di el-tih, vero e proprio centro geografico della penisola del Sinai.

La terza area e’ costituita da una zona di rocce vulcaniche e granitiche.
Qui il paesaggio cambia bruscamente e completamente e i calcari e le arenarie variegate sono sostituiti da due tipi di rocce, entrambe magmatiche e non sedimentarie come le precedenti: graniti e basalti, derivanti da attività vulcaniche sul fondo oceanico.
Questa zona è a sua volta bordata, soprattutto ad ovest, da estesi affioramenti di rocce quaternarie risultate da antiche formazioni coralline, che costituiscono anche l’estremità’ meridionale della penisola.

STORIA CONTEMPORANEA
Dopo il trattato di Camp David, nel 1979, il Sinai fu diviso in tre zone dove la presenza militare Egiziana doveva essere ridotta e in cui furono coinvolte le Nazioni Unite in qualità di garanti della pace.
Alla MFO, Multinational Force and Observers, nata nel 1982, allo scadere del mandato ONU, sono stati assegnati precisi incarichi di osservare e verificare il rispetto del trattato di pace, la MFO deve infatti riferire le violazioni riguardanti le limitazioni del personale e delle infrastrutture militari ed assicurare il libero transito nello stretto di Tiran e nelle acque meridionali nel golfo di Aqaba.

La penisola e’ stata divisa in quattro zone nelle quali l’Egitto può mantenere un limitato contingente di fanteria e istallazioni militari, fortificazioni di primo allarme e punti di sorveglianza costiera armati a corto raggio.
In tutta la penisola sono presenti membri della MFO e l’Egitto può mantenere solo unità di polizia civile armate con fucili leggeri.

Chiunque visiti il Sinai può verificare il continuo andirivieni su strade e piste dei veicoli dell’MFO
Le unità sono distribuite in due campi base: campo nord a Gorah e campo sud a Sharm el Sheikh.
L’Italia e’ presente con tre dragamine ancorati nel porto militare di Sharm el Sheikh.

I BEDUINI DEL SINAI
I beduini sono, per definizione, le popolazioni nomadi del deserto come indica il loro nome derivato dalla parola araba “bedu” che significa “abitante del deserto”.
Le immense e desolate distese di sabbia e le inospitali montagne del deserto sono il loro habitat naturale ed il loro regno incontrastato.
Essi vivono da sempre, con i loro dromedari e le loro capre sotto le tende e si spostano secondo le stagioni e le disponibilità di pascoli.

Vestiti con la GALLABEJA, lunga tunica bianca, il capo coperto dalla kaffja trattenuta dall’Agal, doppio cordone che cinge la testa, originariamente fatto con peli di capra ritorti, sono ancora nel nostro immaginario gli uomini del deserto, che dominano dall’alto dei loro dromedari.
La loro società di tipo tribale, basata sul nomadismo, è ormai soggetta a profondi cambiamenti ed e’ destinata lentamente a subire una metamorfosi che porterà inevitabilmente ad una progressiva perdita di identità.
I beduini suddivisi in oltre 50 tribù , occupano un’area assai estesa che comprende la penisola arabica,la Siria, la Giordania, lo stato di Israele e il Sinai.

In Sinai i circa 50.000 beduini esistenti sono suddivisi in una decina di tribù più antiche con altre arrivate in tempi relativamente più recenti.
Lungo le coste del mar Rosso e sulle montagne che le bordano a occidente si sono stabilite le tribù dei Muzeina, Maaza e gli Haweitat.
Queste tribù, di diversa provenienza, ma stabilitesi nella penisola Sinaitica e divise a loro volta in sottogruppi, sono indicate complessivamente col nome di Towaras o arabi di El-Tor.

Il processo di sedentarizzazione dei beduini, iniziato nel secolo scorso, si e’ accelerato negli ultimi anni ed ha portato molti beduini ad integrarsi nell’industria turistica, sia come autisti, sia come guide nelle gite a dorso di dromedario nel deserto. Ottimi cuochi; riescono a proporre “cene beduine” che consistono in una rievocazione di antichi modi di utilizzare prodotti semplici per piatti gustosi.

I beduini non hanno perso la loro leggendaria ospitalità che si manifesta anche con gesti semplici, come l’offerta dello shai bil habak (tè beduino). Ospitalità che possono scoprire i turisti che hanno la voglia di uscire dalle vie classiche del turismo per cercare i territori più selvaggi del Sinai, a piedi, con un dromedario o un cavallo, questi troveranno certamente qualche piccolo gruppo di beduini che ha scelto la strada della non integrazione, allora, se agiranno con pazienza ed intelligenza, scopriranno ciò che resta di una cultura antichissima fondata su grandi ideali quali l’onore, la fierezza, il coraggio e l’ospitalità.
 

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