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CONVEGNO L’IPPICA IN ROSA 6 maggio 2006 ore 11 – Ippodromo di Agnano

Ippodromi & Città e le donne nell’ippica: proposte, idee, riforme, iniziative, suggerimenti per un´ippica al femminile.

Il convegno L’ippica in rosa che si terrà il 6 maggio alle ore 11 presso l’Ippodromo di Agnano rappresenta il momento conclusivo di un progetto, promosso da Ippodromi & Città, partito in occasione della Festa delle Donne.
L’idea di realizzare uno studio sull’ "Ippica in rosa" nasce fondamentalmente dalla necessità di dare voce e visibilità alle donne che hanno scelto di avere un ruolo nel mondo dell’ippica cercando di individuare i punti di criticità legati a questa scelta e all’ippica in generale.
 

Ma la scelta nasce anche dalla consapevolezza che le donne in questo ambito stanno crescendo, vecchi tabù cadono e nuove sicurezze mettono radici negli animi femminili.
Il tempo, la cultura, il costume, l’impegno delle stesse donne stanno facendo il loro corso e stanno contribuendo ad abbattere quei limiti mentali che portavano uomini, ed anche le stesse donne, a giudicare come "strana" o quanto meno "stravagante" una scelta tanto coraggiosa e complessa. Siamo ad ogni modo tuttora lontani dall’accettazione di un simile ruolo della donna, lontani, dunque, dal concedere fiducia, stima e credibilità nonché opportunità e responsabilità.
 

La ricerca ha l’intento di fotografare "l’ippica in rosa", i suoi comportamenti, il punto di vista generale e sociologico, l’eventuale esistenza della possibilità, nel tempo, di un progressivo miglioramento della condizione femminile.
Quello che si vorrebbe realizzare è dunque un osservatorio permanente, che segua nel tempo, a partire da quest’anno, il segmento femminile, sia con nuove indagini sempre più approfondite su singoli temi specifici, sia monitorando le tendenze di un nutrito campione di donne.
Quindi eventi, comunicazione, iniziative atte a dare voce alle protagoniste seguendone il cammino, l’evoluzione, il movimento.
 

Per approfondire la ricerca sono state ascoltate alcune tra le donne dell’ippica (allenatrici, driver, jockette, proprietarie, amazzoni, allevatrici, artieri) che operano nella realtà professionale a livello nazionale.
Sono donne che hanno dedicato e dedicano quotidianamente la loro vita ad un lavoro difficile e durissimo, in un ambiente quasi esclusivamente maschile, nel quale farsi spazio ed affermarsi è una impresa che richiede un grande impegno fisico e mentale. Infatti l’ippica e l’equitazione sono le uniche discipline sportive in cui uomini e donne possono gareggiare insieme (con cavalli e cavalle), trovandosi quindi a confrontarsi sullo stesso livello, nonostante le significative diversità fisiche.
Sono storie particolarmente profonde, spaccati di vita di donne forti, energiche e coraggiose, che non hanno esitato neppure un attimo nel perseguire il loro sogno, la loro passione e che con convinzione e determinazione hanno sfidato i luoghi comuni, i pregiudizi, le diffidenze. Sono donne che affrontano ogni giorno una realtà ed una quotidianità che non le risparmia, anzi le sottopone a dure prove. Sono donne che, in ogni caso, hanno vinto perché, sia pure ad un prezzo altissimo, sono riuscite ad imporsi in un mondo che spesso non è generoso e non è gratificante.


Le donne driver e le jockette, le dame del trotto e del galoppo, suscitano tutt’oggi curiosità e scalpore per la loro scelta di avventurarsi in un mestiere da sempre considerato un mestiere da uomini. Il pubblico assiste entusiasta, anche se un po’ diffidente, alla sfida sportiva tra uomini e donne, con anime e corpi differenti, con una forza fisica e mentale diversa, ma con uguale tenacia e uguale atteggiamento, con la stessa voglia di vincere e di tagliare il traguardo, di arrivare prima di tutti gli altri.
"Il fatto di essere donna per me è stato contemporaneamente un vantaggio ed uno svantaggio" dice Silvia Talpo la driver padovana capace, affermata e ricca di talento "inizialmente un vantaggio perché ero sempre al centro dell’attenzione, poi però passato lo scalpore e la curiosità iniziale è diventato uno svantaggio perché la diffidenza nei confronti di una donna che fa il mio mestiere rimane, nonostante in tutte le realtà ippiche ed anche in quella italiana, le donne dimostrino ogni giorno di potere competere sotto tutti gli aspetti con i colleghi di sesso maschile".
La calma, la sensibilità e l’accondiscendenza i punti di forza, i vantaggi, le doti di una driver che compensano la diversità con l’uomo sul piano fisico e portano ad ottenere risultati nel tempo, oltre a quelli immediati nei due minuti di durata di una corsa.
Sono mamme amorevoli, mogli premurose, manager efficaci e valide, sportive grintose, donne con uno spiccato senso ironico, sognatrici, romantiche, cariche di speranze per un futuro migliore da vivere in quel mondo che amano con garbo e discrezione, sono donne concrete che mirano dritto al traguardo in pista e nella vita.
 

L’iniziativa, partita con la "Corsa delle Donne" il 9 marzo all’Ippodromo Tor di Valle di Roma, è proseguita con la redazione e distribuzione di un questionario tematico fatto pervenire a tutte le donne che, a vario titolo, operano in campo ippico. Le risultanze della indagine conoscitiva sono state raccolte e verranno illustrate e commentate durante la Tavola Rotonda programmata ad Agnano alla vigilia della 57^ Edizione del Gran Premio Lotteria di Agnano.
All’incontro prenderanno parte le protagoniste dell’ippica, esponenti del mondo politico, culturale, dello spettacolo e delle maggiori associazioni femminili nazionali.
 

Tra i relatori che prenderanno parte alla discussione saranno presenti Giulia Parente, Assessore allo Sport del Comune di Napoli, Maria Falbo, Assessore allo Sport della Provincia di Napoli, Maria Macchiarella, Daniela Nobili, Mafalda Osthaus, Catia Paciotti, Andrea Sexauer, Pina Vessichelli, Carla Viparelli, Silvana Russo e Simonetta Cipriano. Moderatrice dell’incontro sarà la giornalista Lucia Galli.
 

Oggi le donne sono più del 60% dei tesserati dalla Federazione italiana sport equestri (FISE), centinaia i complessi allevatori sia all’interno degli ippodromi che nei vari circoli ippici che hanno al loro interno presenze femminili, ma soltanto due donne sono emerse a livelli presidenziali nelle categorie di base degli allevatori: Franca Vittadini e Franca Pizziolo negli anni novanta ed oggi Isabella Asti Bezzera. Nessuna donna è presente al governo dell’ippica. Eppure l’ippica è fatta anche di donne, non solo nel ruolo di accompagnatrici, di spettatrici, ma di donne che hanno cambiato la vita delle scuderie, che hanno insegnato ai colleghi maschi un modo di lavorare con il cavallo del tutto diverso. Ci sono donne che trottano e che galoppano, che gareggiano alla pari con gli uomini, ma ci sono anche le donne che stanno dietro le quinte, e sono tante, quelle che hanno spesso un ruolo determinante nella vita delle scuderie.

Non esiste un’ippica degli uomini ed una delle donne, perché questo è veramente uno dei pochi sport che potrebbe regalare pari opportunità. L’equitazione e l’ippica, infatti, sono gli unici sport al mondo in cui uomini e donne, cavalli e cavalle, gareggiano insieme e alla pari, poiché il cavallo, che è l’atleta-motore del binomio, interpretato e valorizzato dall’atleta umano, consente una parità fisica tra uomini e donne nelle competizioni.

Dunque perché se le donne che praticano lo sport dilettantistico dell’equitazione sono più della metà, dato che sottolinea che le donne hanno indubbiamente una vocazione particolare per la pratica sportiva legata al cavallo, non sono altrettanto rappresentate nello sport professionistico ippico? Le donne che scelgono il settore dell’ippica, bisogna ricordare, lo fanno sì spinte da passione per il cavallo, ma soprattutto la spinta più grande è data dall’intraprendere una carriera professionale.
 

Nonostante i numerosi e importanti interventi a livello legislativo, sociale, politico, culturale, molti sono, a tutt’oggi, i dubbi, le perplessità, le domande che ci poniamo: lo sport è davvero luogo di pari opportunità? Come eventualmente queste si manifestano? Quali valenze gli vengono attribuite dalle donne e dagli uomini? Quale esito hanno le strategie messe in atto per promuovere l’entrata e la permanenza delle donne nel mondo dello sport?
 

L’obiettivo della parità tra i sessi nella pratica sportiva, scolastica, dilettantistica e professionistica, va concepito in primo luogo come una migliore integrazione delle donne a tutti i livelli; nel contempo lo sport deve riconoscere l’importanza della posizione delle donne quale principio fondamentale di una democrazia. La democrazia ateniese e poi quella contemporanea sono state le sole a essere capaci di concepire lo sport per tutti, ed inserirvi le donne, a tutti i livelli, compresa la gestione delle organizzazioni e dei movimenti sportivi, ne è logica conseguenza.
 

Le protagoniste del mondo sportivo incontrate nel corso della elaborazione della relazione hanno tutte insistito sui notevoli ritardi con cui sono state riconosciute negli organi decisionali e sulla necessità di essere pienamente associate al futuro dello sport di alto livello.

All’interno delle organizzazioni sportive sono poche le donne che occupano posizioni direttive e sono spesso tutti maschi i dirigenti di federazioni in cui, pur in proporzioni ridotte, sono presenti anche donne. Anche le fasce tecniche (arbitri, allenatori) si rivelano ambiti dove le donne sono presenti in modo frastagliato ed in misura minore. La nostra analisi si pone l’ulteriore obiettivo di comprendere, in merito, se le donne, una volta in posizioni di direzione, possono favorire il cambiamento e la partecipazione di altre donne alle fasce tecniche o alla pratica sportiva. Lo scenario che si profila ripropone un panorama tipico, dove gli uomini accedono ad una maggior varietà di discipline e, all’interno di queste, occupano in modo preponderante i ruoli direttivi e tecnici. Sono nell’area amministrativa le donne, come accade in tutti i settori produttivi, hanno un indiscusso primato.
Si aggiunge uno svantaggio immotivato per le donne nei contratti, livelli retributivi, tutele, tanto da far apparire il mondo del lavoro tradizionalmente studiato per la presenza di differenze. Le donne hanno inoltre un altro svantaggio, i meccanismi di mercato non sono neutri, gli sport femminili fanno "poca cassa", hanno minor mercato, questo le porta ad avere minore potere negoziale. Le donne vengono spinte dalla società e dal mercato a ruoli più vicini alle loro inclinazioni naturali, quindi lontane da posizioni di vertici, dall’agonismo ai massimi livelli, dalle responsabilità, spinte verso ruoli in cui "riescono meglio".
Nelle federazioni e nelle singole società sportive gli uomini sono dominanti a tutti i livelli: il 90,3% dei presidenti di federazione è uomo, mediamente le donne dirigenti sono il 15%, personale tecnico il 23% del totale degli arbitri e dei giudici di gara è donna, la percentuale del personale preposto all’insegnamento (istruttori, allenatori, insegnanti) si colloca a metà tra la percentuale dei dirigenti e quella del personale tecnico.
Le donne sono presenti nel cosiddetto sport per tutti (pratica espressiva che incarna i valori del piacere per il movimento, della promozione del benessere e dell’educazione), gli uomini nello sport di vertice (pratica competitiva relativa all’agonismo e alla performance).
Le principali difficoltà riconducibili, non tanto alle problematiche caratteristiche legate al mondo dello sport, quanto al fatto di essere donna sono state così individuate:
• pregiudizi iniziali da parte di uomini rispetto alla capacità delle donne di ricoprire quel dato ruolo;
• propensione degli uomini a manipolare le colleghe a causa di dinamiche implicite che pervadono gli ambienti prevalentemente maschili;
• difficoltà ad essere prese sul serio, a dimostrare credibilità. Una donna risulta meno affidabile per la sua estrema sensibilità, debolezza fisica, per le sue molto probabili assenze legate alla maternità, alla famiglia.

Ufficio Stampa Ippodromo di Agnano

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