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Dal 3 al 8 giugno 2011 Festa di Santa Rosalia a Santo Stefano di Quisquinia (AG)

Dal sabato al mercoledi riti religiosi, mostre e spettacoli musicali.
Il martedi lo storico Pellegrinaggio che dal 1624 porta il busto con le reliquie di S.Rosalia all’Eremo della Quisquina, preceduto da una suggestiva cavalcata.

Nella selvaggia foresta del Monte Quisquina una damigella della principessa Margherita di Navarra della corte di Guglielmo I volle fissare la sua dimora.

Era l’anno 1150 circa quando Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e delle Rose, lasciò la città di Palermo e le agiatezze della corte per rifugiarsi nell’oscura e fredda grotta della Quisquina: “per amore del suo Signore Gesù Cristo”.

Il tempo lo trascorse nella preghiera, nella contemplazione e nel silenzio.

La grotta aveva una stretta apertura in alto che rendeva difficile l’accesso.

All’interno c’erano delle celle molto umide, nella prima Rosalia lasciò scalfita con le proprie mani l’epigrafe: “Ego Rosali Sinibaldi quisquine et rosarum domini filia amore Domini Mei Jesu Cristi ini hoc antro habitari decrevi” cioè ” Io Rosalia figlia di Sinibaldo padrone della Quisquina e del monte delle Rose ho deciso di abitare in questa grotta per amore del mio Signore Gesù Cristo. Nella quarta cella si trova un grosso macigno a forma di letto, dove la Santa trascorreva le ore della notte.

Rosalia probabilmente sarà rimasta in questa grotta per tanti anni. Nella parte bassa dell’epigrafe ci sono dei segni che sembrano indicare in numero 12.

Inseguita Rosalia, forse perchè scoperta, lascerà la Quisquina per rifugiarsi definitivamente nella grotta del Monte Pellegrino a Palermo.

Il dies natalis della santa si fa risalire al 4 settembre 1166 circa.

I Normanni in quel tempo andavano a caccia alla Quisquina e nelle terre vicine. Il monte Quisquina faceva parlare di Rosalia e così anche il bosco ha conservato il suo nome. Nelle adiacenze della grotta fu costruito un altare in pietra.


Ogni anno, il martedì dopo Pasqua, gli Stefanesi con i sacerdoti del paese andavano in pellegrinaggio alla Quisquina e celebravano la messa.

La devozione alla santa si era diffusa dappertutto e tanta gente si recava alla Quisquina per pregare e intercedere dalla Santa particolari grazie e benefici spirituali. I benefici compiuti non si poterono più contare. Per la protezione della Santa gli Stefanesi furono risparmiati dalla peste.

Alle bambine del paese si dava il nome di Rosalia che stava scritto nei registri parrocchiali.

Una preziosa testimonianza di tanta devozione e del culto antico lo dimostra una tela del 1464 che si è sempre conservata nella Chiesa Madre e riproduce i tre protettori del paese: S. Stefano protomartire, la Madonna della Catena, e S. Rosalia con una rosa in mano e un diadema di rose sulla testa.

È scritto che nella città di Palermo infuriava la peste e tanta gente moriva. La città fu dichiarata infetta e tanta gente scappava in altri paesi e in tutte le chiese si pregava il Signore perchè allontanasse quel terribile flagello. La mattina del 15 luglio 1624 sul monte Pellegrino furono ritrovate le ossa della Santa.

Tale notizia si diffuse dappertutto e quando furono portate in città la peste scomparve.

La notizia del rinvenimento delle ossa si diffuse anche a S. Stefano.

Due muratori palermitani che lavoravano nella costruzione del convento di S. Domenico, il 24 agosto 1624, si recarono alla Quisquina e si misero alla ricerca della grotta. Trovarono i ruderi di un altare e tra gli sterpi una piccola apertura, nella parte superiore era segnata una piccola croce e dopo aver allargato la fessura entrarono nella grotta e cominciarono a pulirla delle tante incrostazioni.

Si accorsero che in un grosso macigno c’erano dei segni simili a delle lettere che non riuscirono a leggere.

Essendo giunti a sera dovettero tornare in paese e raccontarono quello che avevano scoperto. Il giorno successivo i sacerdoti del paese con i padri Gesuiti di Bivona e tanta gente si recarono alla Quisquina, entrarono nella grotta e poterono leggere i segni che vi erano scalfiti “Ego Rosalia..”

Era il testamento spirituale della Santa scolpito nella dura roccia con le proprie mani. I sacerdoti con alcuni notabili attestarono quanto era stato scoperto: la grotta di S. Rosalia e la epigrafe. Era il 25 agosto 1624. Fu redatto e sottoscritto un atto che riportava loro testimonianze.

Gli Stefanesi chiesero all’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Doria, le reliquie della Santa che furono donate il 25 settembre 1625. Collocate in uno splendido busto argenteo, raffigurante la Santa, si conserva nella Chiesa Madre di S. Stefano Quisquina in una artistica cappella.

Alla Quisquina nelle adiacenze della grotta fu costruita una piccola chiesa e poi un convento.

Gli Stefanesi hanno sempre amato e onorato Santa Rosalia fin dai primi tempi che la Santa si rifugiò nella grotta della Quisquina e con grande solennità celebrano la festa della loro Patrona la prima domenica di giugno (quest’anno anticipata al sabato perchè la prima domenica di giugno ha coinciso con la solennità del Corpus Domini). Il martedì successivo il busto argenteo con le reliquie della santa viene portato alla Quisquina in pellegrinaggio, tutta la comunità di S. Stefano e dei paesi vicini partecipano invocando e pregando la Santa, tanti a piedi nudi con i bambini in braccio.

La Santa durante tutto il pellegrinaggio viene accompagnata dalla tradizionale cavalcata.
Il pellegrinaggio si conclude all’eremo con la celebrazione della messa solenne e finita la messa la tradizionale scampagnata in mezzo al bosco della Quisquina.

Per tutta la giornata i pellegrini con tanta devozione visitano la grotta e accendono un cero e pregano. In serata le reliquie di S. Rosalia vengono portate in paese con un gran corteo di auto accompagnate da una grande folla.

A conclusione dei festeggiamenti i fuochi d’artificio e il rientro nella Chiesa Madre del busto reliquiario della Santa.

 

 

Alcune fotografie provengono dal sito:
www.santostefanoonline.it

 

 

 

 


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